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Percezione
“Quando guardiamo un'altra persona, possiamo vederne i movimenti e gli effetti dei movimenti sulla persona e l'ambiente, ma non possiamo vederne le percezioni.” (1)
Sembra scontato, ma con questo dobbiamo fare i conti…
Il terapeuta potrà osservare il paziente ma non potrà percepirne le percezioni.
Questo può servirci da monito per una relazione improntata all’umiltà “scientifica”:
lo psicoterapeuta può solo limitarsi modestamente alla facilitazione del percorso del paziente nella direzione dell’osservazione e riorganizzazione delle proprie percezioni di sé e del mondo.
La percezione inoltre è sempre influenzata da fattori soggettivi, da schemi mentali ed emozionali strutturati in seguito ad esperienze passate.
In psicoterapia, questo significa che i terapeuti, come i pazienti, potrebbero non essere consapevoli di come le loro percezioni possano essere distorte in quanto influenzate da questi schemi.
La percezione è in effetti un processo attivo di organizzazione ed interpretazione delle sensazioni:
il cervello elabora le informazioni sensoriali e le integra con le esperienze passate, dando un significato soggettivo agli stimoli.
Distorsioni percettive
Le distorsioni percettive non riguardano tanto la percezione sensoriale diretta, ma il processo di interpretazione degli stimoli percepiti.
Sono fenomeni comuni nella vita quotidiana e possono influenzare profondamente la nostra interazione con gli altri.
Le distorsioni percettive sono trappole cognitive che possono contribuire a disturbi psicologici.
In psicoterapia identificare e correggere le distorsioni percettive è un passo fondamentale per aiutare i pazienti a sviluppare una visione più realistica del mondo.
Le psicoterapie moderne trattano le distorsioni percettive con un lavoro che mira a modificare o regolare la percezione, cercando di identificare come i pensieri disfunzionali automatici possono alterare la percezione di sé e degli altri.
Tipi di distorsioni percettive
Esistono diverse categorie di distorsioni percettive, queste alcune delle più comuni:
-selettività percettiva (vedere l’albero e non la foresta): si verifica quando ci concentriamo su alcuni aspetti di un’esperienza e ne ignoriamo altri.
In pratica, tendiamo a selezionare solo o soprattutto una parte delle informazioni sensoriali che riceviamo e a ignorare o minimizzare altre parti.
-selezione negativa: si verifica quando ci concentriamo su un solo aspetto negativo di una situazione, ignorando tutti gli altri aspetti positivi.
È una forma di focalizzazione su un dettaglio eccessivamente negativo che dà un'idea distorta dell'intero evento.
Esempio: Una persona che è molto ansiosa potrebbe concentrarsi esclusivamente su segnali che suggeriscono pericolo o minaccia, ignorando altri segnali rassicuranti.
-generalizzazione: proiettare un'esperienza limitata su una realtà più ampia, senza tener conto delle differenze o delle sfumature.
Esempio: Se una persona avesse una discussione conflittuale con un collega, potrebbe generalizzare questa esperienza e pensare che tutti i suoi colleghi siano ostili.
-massimizzazione e minimizzazione: gonfiare o ridurre eccessivamente l'importanza di certi eventi, in modo che il loro impatto emotivo o cognitivo venga esagerato o ridotto a dismisura.
Ad esempio, una persona può pensare che un errore rovinerà la sua reputazione.
Al contrario, una persona può sminuire una propria conquista, pensando che "non sia stato un grande risultato" anche se ha ottenuto un successo significativo.
-pensiero dicotomico (tutto o niente): implica la percezione degli eventi come assoluti, senza considerare le sfumature o le zone grigie.
In questo caso, le cose sono viste solo come “tutto” o “niente”, “buone” o “cattive”.
Esempio: Un paziente con depressione potrebbe pensare: “Se non ottengo il lavoro che voglio, la mia vita è un fallimento totale.”
-lettura del pensiero: si assume che gli altri stiano pensando qualcosa che noi sappiamo già senza avere prove concrete: questo può portare a una percezione distorta delle intenzioni altrui.
Funziona spesso in senso negativo: si assume che gli altri stiano pensando qualcosa di negativo o di giudicante nei nostri confronti.
-Metodo oppositivo: si contrappongono cose che possono coesistere, con modalità avversativa invece che coordinativa (uso del “o…o” al posto di “e … anche”).
-Etichettamento: si attribuisce un'etichetta globale a sé stessi o agli altri in base a un singolo comportamento. Esempio: se una persona commettesse un errore in un progetto, potrebbe etichettarsi come “fallito” o “inefficiente”.
Percezione ed emozioni
La percezione e le emozioni sono due processi psicologici strettamente interconnessi.
La percezione si riferisce al modo in cui raccogliamo e interpretiamo le informazioni provenienti dal nostro ambiente attraverso i sensi, mentre le emozioni sono risposte psicofisiche che emergono come reazioni a determinati stimoli.
Sebbene distinti questi due processi si influenzano reciprocamente.
Quando siamo attivati emozionalmente, il nostro cervello tende a focalizzarsi su determinati stimoli che sono in linea con il nostro stato emotivo, a discapito di altre informazioni.
Le emozioni orientano la nostra attenzione e selezione degli stimoli.
Quando siamo felici, possiamo notare e attribuire significato agli aspetti positivi della realtà, ignorando quelli negativi.
Al contrario, se siamo tristi o ansiosi, potremmo concentrarci su segnali minacciosi o negativi, enfatizzando gli aspetti del mondo che confermano i nostri timori e preoccupazioni.
La valenza emotiva di un’esperienza (positiva o negativa) può alterare la percezione degli stimoli associati: gli eventi emotivamente significativi vengono percepiti in modo più vivido e memorabile rispetto agli eventi neutri.
Gli umani sono esseri irrazionali che giustificano in modo razionale le proprie scelte:
“esseri emotivi che pensano, e non il contrario”, come scrive efficacemente Antonio Damasio nel suo libro L’errore di Cartesio.
La percezione in psicoterapia
In psicoterapia, lavorare con la percezione significa aiutare il paziente a esplorare e, se necessario, modificare il modo in cui interpreta sé stesso, gli altri e gli eventi esterni.
Le distorsioni percettive, conseguenti a esperienze di vita e meccanismi difensivi sono spesso al centro di molti disturbi psicologici: la percezione diventa una sorta di "filtro" che contribuisce alla costruzione di una realtà soggettiva disfunzionale.
Uno degli aspetti centrali è la comprensione di come la percezione del paziente sia influenzata da filtri personali, emotivi e cognitivi.
Un aspetto fondamentale della percezione in psicoterapia riguarda la percezione di sé.
Il modo in cui una persona percepisce sé stessa ha un impatto diretto sulla sua autostima, sulle sue relazioni interpersonali e sul suo benessere psicologico.
Nel trattamento psicoterapeutico, uno degli obiettivi principali è quello di aiutare il paziente a riconoscere le distorsioni e a ristrutturare la propria autopercezione.
La percezione degli altri è un altro campo in cui si manifestano distorsioni e fraintendimenti.
La percezione delle intenzioni degli altri e la costruzione delle relazioni dipendono da come vengono letti il linguaggio del corpo, le espressioni facciali, la prossemica, il tono della voce,
il comportamento verbale e gli altri segnali sociali.
Comprendere come il paziente percepisce gli altri, aiutandolo a rivedere le sue convinzioni e interpretazioni, è essenziale per aiutarlo a migliorare la comunicazione interpersonale e la gestione delle emozioni nelle relazioni.
In psicoterapia, lavorare sulla percezione implica riconoscere e modificare le distorsioni che spesso limitano il funzionamento del paziente, aiutandolo a vedere il mondo in modo più funzionale.
L'approccio dipende dal modello teorico seguito, ma ci sono alcuni principi comuni.
-Consapevolezza: aiutare il paziente a diventare consapevole delle sue distorsioni percettive e di come queste influenzano il suo comportamento e la sua vita emotiva.
La consapevolezza è il primo passo per il cambiamento.
-Ristrutturazione cognitiva: modificare le convinzioni e le interpretazioni distorte, mettendo in discussione i pensieri automatici per rendere la percezione più realistica e funzionale.
-Facilitazione della consapevolezza corporea attraverso tecniche basate sulla respirazione, il rilassamento e l’espressione, che aiutano a sentire le proprie percezioni senza giudicarle e senza farsi sopraffare dalle emozioni, migliorando la gestione emotiva.
-Riconoscimento della propria mappa emozionale strutturata nel passato, che condiziona la percezione attuale.
-Integrazione delle emozioni, in particolare quelle nascoste e/o negate, attraverso la consapevolezza emotiva e l'accettazione delle emozioni senza cercare di eliminarle, ma imparando a gestirle e comunicarle in modo adeguato.
Il paziente viene aiutato a riconoscere ed esplorare in profondità le emozioni con un atteggiamento non giudicante e a gestirle in modo funzionale.
-Autoregolazione emotiva: la capacità di monitorare, valutare e governare le proprie emozioni.
-Esposizione e desensibilizzazione: le percezioni distorte sono spesso alimentate dalla paura o dall’evitamento, la tecnica dell’esposizione aiuta il paziente a confrontarsi gradualmente con situazioni temute, rivedendo le percezioni su di esse (ad esempio esporsi al contatto con gli occhi nella comunicazione quando si è abituati ad evitarlo in certe situazioni).
-Empatia e validazione: lavorare per creare un ambiente sicuro e di supporto, dove il paziente può esplorare le proprie percezioni senza sentirsi giudicato (riconoscere e accogliere la percezione del paziente come reale per lui, senza giudicarla, permette di creare una base di fiducia e di alleanza terapeutica: non invalidare l'esperienza del paziente è essenziale per iniziare a lavorare con le distorsioni).
La percezione reciproca nella psicoterapia
La percezione reciproca riguarda il modo in cui due o più individui percepiscono, interpretano e reagiscono a comportamenti e atteggiamenti che vengono dall’altro attraverso segnali che possono essere verbali o non verbali: è influenzata da esperienze passate, convinzioni, aspettative, valori culturali e individuali, ed è ovviamente particolarmente importante nelle relazioni familiari e nelle relazioni di coppia.
I principali componenti della percezione reciproca sono:
-la percezione delle emozioni dell'altro, espresse in modo diretto ("sono arrabbiato") o indiretto (attraverso il linguaggio del corpo),
-l’interpretazione dei segnali emotivi sulla base dei nostri schemi cognitivi,
-la nostra risposta emotiva e comportamentale influenzata dalla percezione.
Si tratta di un processo dinamico e bidirezionale/multidirezionale che si svolge continuativamente nelle interazioni sociali, un ciclo interattivo che può generare un circolo virtuoso di empatia e comprensione o, al contrario, un circolo vizioso di incomprensione e distanza emotiva.
La qualità di queste percezioni reciproche può determinare l'andamento e la stabilità della relazione in particolare in una relazione di coppia.
La capacità di percepire correttamente le emozioni e le esigenze del partner, così come di interpretare e rispondere in modo empatico, è cruciale per mantenere una relazione sana,
riducendo conflitti e incomprensioni.
Nelle dinamiche familiari I conflitti tra genitori e figli sono spesso il risultato di incomprensioni emotive e distorsioni percettive: ad esempio, un genitore che percepisce la ribellione di un figlio come una mancanza di rispetto, invece di interpretarla come una manifestazione di indipendenza, può rispondere in modo punitivo, alimentando ulteriormente il conflitto.
La percezione reciproca ha un ruolo fondamentale nella relazione terapeutica.
Il terapeuta e il paziente sono entrambi coinvolti in un processo di percezione e interpretazione reciproca: una buona alleanza terapeutica si basa su una percezione reciproca sana e autentica.
Il terapeuta deve essere in grado di percepire “correttamente” le emozioni del paziente e rispondere in modo empatico, senza giudicare.
L'empatia permette al terapeuta di entrare in contatto con il mondo emotivo del paziente, favorendo la connessione e la comprensione.
Il paziente, d'altra parte, dovrebbe percepire che il terapeuta è attivamente impegnato nel comprendere le sue emozioni e la sua esperienza.
Una percezione reciproca di validazione e accettazione è essenziale per creare un ambiente terapeutico sicuro in cui il paziente possa esplorare liberamente le proprie emozioni.
In alcuni casi, la percezione reciproca può essere distorta.
Il paziente può mal interpretare le intenzioni del terapeuta, magari percependo il terapeuta come distante o poco coinvolto, quando invece il terapeuta sta mantenendo una posizione neutrale per favorire l'autonomia del paziente.
Allo stesso modo, il terapeuta può interpretare erroneamente il comportamento del paziente, ad esempio vedendo una resistenza come un rifiuto personale, quando invece la resistenza potrebbe essere legata a dinamiche interne del paziente, come la paura del cambiamento.
Proiezioni nel setting terapeutico: il transfert e il controtransfert
Il meccanismo della proiezione è particolarmente rilevante nella percezione reciproca in psicoterapia ed ha la sua configurazione più significativa nel transfert e nel controtransfert.
Il transfert e il controtransfert sono dinamiche emozionali proiettive, fondamentali nella relazione paziente/terapeuta, che giocano un ruolo cruciale nell'influenzare l'andamento e il risultato della terapia.
-Il transfert è un fenomeno psicologico in cui il paziente proietta sul terapeuta emozioni, desideri, conflitti e dinamiche relazionali originariamente rivolti verso altre persone affettivamente significative nella propria vita, in primo luogo i genitori.
Si tratta di un meccanismo che permette al paziente di rivivere situazioni ed emozioni non risolte, e di farlo nel contesto sicuro e controllato della relazione terapeutica.
Queste emozioni possono essere sia positive (come l'affetto, il desiderio di attaccamento) che negative (come la rabbia, la paura, la frustrazione).
Il transfert offre al terapeuta una finestra sul passato emotivo del paziente e consente di esplorare conflitti irrisolti e modelli relazionali disfunzionali.
Esempi di transfert positivo: vedere il terapeuta come una figura protettiva, amorevole, anche materna o paterna.
Esempi di transfert negativo: vedere il terapeuta come una figura autoritaria o minacciosa, proiettando emozioni di rabbia, sfiducia o paura, in risposta a esperienze passate di abbandono, abuso o rifiuto.
-Il controtransfert è il fenomeno complementare: si riferisce alle emozioni, reazioni e proiezioni del terapeuta nei confronti del paziente.
Queste risposte emotive possono essere consce o inconsce e sono influenzate da esperienze personali del terapeuta stesso.
Il controtransfert è la reazione emotiva del terapeuta alle dinamiche del paziente, che possono attivare nel terapeuta emozioni collegate a quelle che il paziente sta vivendo.
Può avere radici in conflitti non risolti del terapeuta, in esperienze personali simili a quelle del paziente o in modalità di relazione che il terapeuta ha sviluppato nel corso della sua vita.
Ad esempio un terapeuta che ha vissuto esperienze di abbandono potrebbe essere sensibile alle manifestazioni di rifiuto o distanza da parte del paziente.
Quando il controtransfert non è riconosciuto può rappresentare un ostacolo al processo terapeutico.
Se il terapeuta non è consapevole del proprio controtransfert rischia di riversare proprie
dinamiche emozionali nell’interazione con il paziente che possono provocare un’inconsapevole
distorsione della relazione terapeutica (ad esempio eccessiva vicinanza emotiva o eccessiva
distanza), comportamenti manipolativi invece che empatici, evitamento di tematiche importanti,
fraintendimento di sentimenti e comportamenti del paziente.
Un esempio tra i più insidiosi è l’inclinazione a soddisfare propri bisogni attraverso la relazione
terapeutica.
Il controtransfert può essere anche una risorsa terapeutica se il terapeuta riesce a rilevare e comprendere le proprie reazioni emotive, in quanto offre l’occasione al terapeuta di riflettere sulle proprie dinamiche emozionali, favorendo una crescita professionale continua.
Inoltre riconoscere e condividere, quando appropriato, alcune reazioni controtransferali può rafforzare l'alleanza terapeutica e la fiducia reciproca, mostrando al paziente un'autenticità empatica.
Le distorsioni percettive del terapeuta
Le distorsioni percettive del terapeuta sono schemi emozionali e cognitivi che possono manifestarsi in modo consapevole o inconsapevole e influenzare la qualità della relazione terapeutica, la diagnosi e l’efficacia dell’intervento.
-La proiezione è una delle distorsioni percettive più comuni: il terapeuta attribuisce al paziente pensieri, emozioni o motivazioni che in realtà appartengono a lui stesso.
- Il trasferimento sulla relazione terapeutica di esperienze o modelli relazionali che il terapeuta ha vissuto in passato è un’altra distorsione percettiva comune.
- L’effetto alone: una singola caratteristica positiva o negativa di un paziente può influenzare la percezione complessiva che il terapeuta ha di lui.
Se un paziente, ad esempio, fosse particolarmente eloquente e carismatico, il terapeuta potrebbe essere portato a sottovalutare eventuali segnali di difficoltà emotiva.
- L’inclinazione del terapeuta a cercare inconsciamente le informazioni che confermano le proprie convinzioni preesistenti - “bias di conferma” - (2) è un altro rischio distorsivo.
Il terapeuta deve sempre mettere in discussione la propria inclinazione interpretativa e cercare di guardare l'intera persona con un approccio olistico: ha davanti la Persona non il Caso Clinico. Questo in ultima analisi facilita il lavoro.
Patch Adams, medico famoso per il suo approccio umanistico alla medicina basato sull’empatia, la cura della persona e l’uso dell’umorismo, diceva per bocca di Robin Williams, che lo interpretava in un film a lui dedicato: “Se si cura una malattia si vince o si perde, se si cura una persona si vince sempre…” (3)
L’Approccio Psicoterapeutico, le Teorie e le Tecniche non devono diventare delle Divinità: sono certamente di grande aiuto, ma non devono offuscare lo sguardo del terapeuta sulla Persona.
In generale nel setting psicoterapeutico i Valori, gli Ideali e i “modi di pensare sono i convitati di pietra, piuttosto affamati e con i loro gusti e disgusti…
“Diventa psichiatra o psicoanalista, per Freud, colui che per ragioni complesse e
in larga parte inconsce, assume come scopo della sua vita la salvezza delle persone
malate... Quello su cui è importante riflettere (…) è il vissuto di onnipotenza su cui si
basano, ad un livello profondo, tutte le nostre fantasie di salvazione.” (4)
Sono ben mascherate a volte le sublimi sirene del Potere…
(1) William T. Powers, Behavior: The Control of Perception (1973)
(2) vari tipi di “bias cognitivi”
https://www.istitutopsicoterapie.com/distorsioni-cognitive-i-bias-spiegati-in-modo-semplice/
https://www.stateofmind.it/psicologia-sociale/?utm_source=chatgpt.com
https://it.wikipedia.org/wiki/Bias_cognitivo?utm_source=chatgpt.com
(3) “Patch Adams”, diretto da Tom Shadyac, del 1998.
(4) Luigi Cancrini, La luna nel pozzo, R. Cortina, Milano,1999