Sui social network, e non solo, dilaga il “copia e incolla”.
Non è una bella notizia.
Questa pratica comunicativa favorisce infatti la semplificazione e la generalizzazione.
Lo spot prevale sul tentativo di approfondimento e sull’analisi: tutto è più veloce e più superficiale.
Ci facciamo belli di frasi altrui, estrapolate dal contesto originario, spesso semplificate e non di rado senza citarne la fonte per intero.
I formati e lo stile dei social network inducono forma e contenuto a rimaneggiamenti fuorvianti.
Le generose risorse dei “database” della Rete offrono d’altra parte al “copia e incolla” una sponda sicura: non rischiamo in effetti quasi nulla, nutriti dalla nostra Grande Mamma.
Niente giudizi o rimproveri, niente errori o pericoli di non esser capiti: saremo stati certamente bravi, obbedienti e generosi verso i campioni della nostra Cultura omologata.
E allora “avanti tutta!” nell’arena di questa grande gara manierista...
Trionfa tra i “mi piace” un’abitudine che impoverisce la cultura di massa: la pubblicizzazione dei propri contenuti somiglia sempre più alla pubblicità, fatta con gli ingredienti certificati ed omogeneizzati, e sempre meno ad una riflessione originale, frutto di una ricerca personale.
E questa moda compilativa schiava del “copia e incolla” pervade non soltanto i social network, ma prende piede purtroppo, a quanto pare sempre di più, nella composizione degli elaborati scolastici dei giovani e degli articoli di molti “intellettuali” da vetrina.
Il rischio maggiore sembrano comunque correrlo le nuove generazioni, che si abituano sin dalla tenera età a questo stile di comunicare, che potrebbe diventare, almeno per alcuni, anche un modo di pensare.
Soprattutto quando la Scuola non è all'altezza di offrire un’adeguata e sostenibile compensazione.
E questo può accadere nei casi in cui, banalizzando e/o demonizzando i social network, contribuisca a creare una distanza generazionale ancor più grande del consueto fossato, già pieno di pericoli, che a noi adulti è dato osservare ed ai ragazzi tocca sopportare, con fatica e rancore.
Non molto meglio vanno le cose quando la Scuola asseconda, ingenuamente e superficialmente, l’esercizio compilativo del “copia e incolla” e non fonda sul nuovo, che vive ed è presente nella Rete, un proprio intervento integrativo, rivolto a stimolare la creatività individuale.
La giostra narcisista ci invita a fare festa, ma questa nostra festa può essere un invito inconsapevole, per i nostri ragazzi, all'uso di un’ampia varietà di elementi stupefacenti.
La Rete può diventare una droga che ammalia e crea graduale assuefazione culturale.
Per cui è opportuno accompagnare per tempo i nostri "figli" in questo Parco dei Divertimenti...
Ma a noi chi ci accompagna?
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