-Purtroppo anche in questa drammatica emergenza non si può non osservare, almeno in Italia, uno scollamento tra Autorità politico-culturale e giovani.
-La realtà ci ha detto fin dall’inizio che i giovani sono meno esposti ai rischi più gravi: l’età media dei deceduti si colloca attorno agli 80 anni e risultano molto rari i giovani in terapia intensiva.

https://www.corriere.it/cronache/20_marzo_11/coronavirus-l-istituto-sanita-maggioranza-contagiati-over-60-ma-ci-sono-43-casi-bambini-f6814aac-6328-11ea-a693-c7191bf8b498_amp.html

 https://www.marionegri.it/magazine/infezione-coronavirus-e-farmaci

 -Ciononostante, e necessariamente, i giovani con meno di trent’anni si ritrovano dentro alla rete del contagio e delle regole per evitarlo.

Non è una posizione semplice.

 -Non è possibile incontrare i propri amici, le coppie non sposate non

possono entrare in contatto se non virtuale, le attività sportive e motorie di gruppo sono congelate, il movimento fisico  è imprigionato...

Ancora una volta gli adulti sembrano privilegiati, anche se anch’essi fortemente limitati: le coppie che convivono possono stare in contatto e vivere pienamente affettività e sessualità... certo anche per loro non è facile, anzi in certi casi la costrizione in spazi limitati, spesso con figli piccoli, può essere “claustrofobica”.

 -È un grande sacrificio che si chiede a tutti, ma ancor più ai giovani, con il loro grande bisogno di libertà, anche “narcisisticamente” trasgressiva, il flusso prorompente di energia vitale che li pervade e alimenta una sana fame di movimento fisico, di relazioni, di sessualità.

 -Bisognerebbe avere cura di come si chiedono questi sacrifici.

Invece troppo spesso i giovani, in particolare gli adolescenti, si ritrovano dentro a un meccanismo coercitivo che usa come mezzo persuasivo l’esortazione moralistica e la manipolazione.

 -Nessuno sembra prendersi cura di parlare apertamente e rispettosamente con quella parte di loro che non ha già una robusta inclinazione razionale e solidale.

 Purtroppo nei loro confronti la tradizione sembra piuttosto sfavorevole quanto a comunicazione: a cominciare dalla famiglia e dalla scuola. 

 -Si fa leva su appelli paternalistici e prescrittivi che sensibilizzano chi è già sensibile e dimenticano gli altri, come se questi non esistessero o non avessero il diritto di esistere.  

-Per raggiungere questi “abnormi”, questa sorta di “intoccabili“, si utilizza l’arma della manipolazione, per incutere in loro quella paura che li induca in casa: una sorta d’intimidazione e di segregazione, con punte di denigrazione quale quella di definire “corsetta” o usare metafore svalutative per il footing o l’uso della bicicletta, “attività motorie” non chiaramente regolamentate dai vari provvedimenti ufficiali.

La manipolazione nella comunicazione, con malcelato intento intimidatorio, ha toccato talvolta livelli imbarazzanti, come quando ad esempio, nel rendere noti i dati sulle fasce di età in terapia intensiva in Lombardia, un assessore annunciava una percentuale dell’8 per cento “tra i 25 e i 49 anni” (Zita Dazzi, la Repubblica del 10.3), accomunando i giovani dai 25 ai 35 anni e gli adulti dai 40 ai 50 in un’unica fascia bizzarra, dilatata fino a due decenni e mezzo per camuffare la piccolissima percentuale dei più giovani.

-Come sempre la paura e il rimprovero denigratorio non producono collaborazione ma solo asservimento temporaneo.

 -Un messaggio degno e rispettoso della “biodiversità” sarebbe stato possibile e ancora lo sarebbe.

Certo sarebbe una mezza rivoluzione culturale rivolgersi con toni e contenuti di questo tipo...

 “Voi giovani, come ben vedete, siete meno esposti, ma lo sono molto gli anziani che sono connessi con voi per motivi familiari affettivi professionali... loro hanno bisogno di voi...noi tutti abbiamo bisogno della vostra attenzione... voi siete oggi più importanti che mai e ci potete dare molto più che una mano... per favore evitate le occasioni di contatto...ve lo chiediamo sapendo che vi sacrificherete soprattutto per noi...per questo vi diciamo con forza il nostro grazie...quando alla fine ne usciremo...e ne usciremo!... l’avremo fatto anche per merito vostro...e ne vedrete riconosciuto questo merito...sarete certamente più forti...

Forza ragazzi!”