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Frammenti

  • Telelavoro: pro fessi one mulo? 6.3.16
  • Lo specchio in vetrina. FT, 15.2.16
  • L'arricchimento. FT, 19.12.15
  • Bambini nella rete. FT, 28.11.15
  • L'integrazione. 19.11.15
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  • L'incantesimo virtuale. FT, 9.8.15
  • L'apparenza inganna. FT, 19.7.15
  • La rete delle compensazioni. FT, 17.7.15
  • L'orizzonte del multitasking. FT, 3.7.15
  • Con tutto il corpo. FT, 27.6.15
  • Acrobazie con la rete. FT, 26.6.15
  • L’invasione dei copincolla. FT, 26.6.15
  • Un dubbio sulla Rete. FT, 21.6.15
  • Che storia è? FT, 18.6.15
  • Imparare dalla rete. FT, 9.6.15
  • Il grido nella rete. FT, 9,6,15
  • I mattinieri. FT, 1.6.15
  • La condivisione. FT, 30.5.15
  • La rete dentro di noi. FT, 30.5.15
  • La trasparenza. F.T, 23.5.15
  • Immaginate il profumo!. FT, 19.5.15
  • Basta poco. FT, 16,5,15

Articoli

  • Etica e dimensione deontologica nella professione psicoterapeutica: “il contratto sessuale”e “l’interazione sessuale” nel setting terapeutico. FT 22.3.25
  • Distorsioni percettive in psicoterapia. Freddy Torta (con aiuto AI). 24.1.25
  • La copertura ideale - dialogo immaginario con Attilio Gardino, sull'immaginazione della realtà. FT, 2.2.24
  • Io e lo Specchio (da Analisti allo specchio, ritratti da Armando Rotoletti). FT, 7.12.23
  • L’importanza dell’analisi personale nella formazione dello psicoterapeuta. FT , 22.9.23
  • Bioenergetica e contatto con la realtà. Freddy Torta, 13.12.21
  • Elogio del rispetto. Freddy Torta, 30.8.21
  • La pentola viscerale. Freddy Torta,15.5.21
  • L'onda del "ritorno". Freddy Torta, 2.5.21
  • Psicoterapia bioenergetica on line – Riflessioni. Freddy Torta, 31.7.20
  • Elogio della paura. Freddy Torta, 15.11.20
  • "Andrà tutto bene" se...Freddy Torta, 8.11.20
  • Scaricare il sovraccarico emozionale. Freddy Torta, 15.4.20
  • SMARTBODYWORKING. Freddy Torta, 27.3.20
  • Giovani e coronavirus. Freddy Torta, 20.3.20
  • Sogni e corpo - Appunti per il lavoro sui sogni in psicoterapia. Freddy Torta, 25.2.20
  • Le sberle del Pontefice. Freddy Torta, 4.1.20
  • Per noi amici di Greta: la gioia di sentirsi vivi è uno dei cardini per salvare il pianeta. Freddy Torta, 1.1.20
  • Riappropriarsi di sè: riflessioni per una pratica. Freddy Torta, 15.11.19
  • Le flat news. Freddy Torta, 6.8.18
  • Fake news di ieri e fake news di oggi. Freddy Torta, 4.8.18
  • L'organizzazione del QUI E ORA. Freddy Torta, 27.12.17
  • Abuso e violenza sessuale contro le donne. Freddy Torta, 25.11.17
  • La matrice del mistero: dobbiamo ri-entrare per ri-uscire. Freddy Torta, 23.9.17
  • Il mistero siamo noi. Freddy Torta, 2.9.17
  • Distrarsi un po'…kemon. Freddy Torta, 3.9.16
  • Senza una cultura del rispetto della diversità non ci sarà sicurezza nel nostro mondo. Freddy Torta, 24.7.16
  • Operatori bioenergetici per un'ecologia psicosomatica. Freddy Torta, 8.5.16
  • I tempi della rete e il tempo di camminare. Claudio Agosti, aprile 2016
  • Il Mondo dentro al Monitor, qualche “riflessione del corpo”. Minou Galatello, aprile 2016
  • Il professionista dalle 5 stelline. Cristina Radif, aprile 2016
  • Lo psicologo in vetrina. Freddy Torta, 29.2.16
  • La mentalità del copia e incolla. Freddy Torta, 31.1.16
  • Una Grande Mamma? Freddy Torta, 17.1.16
  • Individuo e social network: verso la dissociazione 2.0? Cristina Radif, dicembre 2015
  • Le foto dei bambini nella Rete: narcisismo bonario. Freddy Torta, 18.12.15
  • Le foto dei bambini nella Rete: narcisismo pericoloso. Freddy Torta, 29.11.15
  • Arte, Rete, Post Human. Nadia Lenarduzzi, ottobre 2015
  • La colonna sonora emozionale. Freddy Torta, 18.7.15
  • Multitasking: realtà aumentata? Freddy Torta, 17,7,15.
  • Corpo e psicoterapia corporea nel Villaggio Globale. Christoph Helferich, Grounding N. 1 2013, F. Angeli Editore
  • Il corpo nella rete: una prospettiva bioenergetica. Giuseppe Cappelletti e Freddy Torta, 20.4.15
  • Andreas Lubitz: il Narcisismo dominante non vede i propri diavoli. Freddy Torta, 11.4.15
  • Il corpo in gioco. FT, Grounding N. 2 2012, F. Angeli

Psicologi nella rete

  • Strabinarcisismo su Facebook. Freddy Torta, 27.3.17
  • I post "civetta" su Facebook, Freddy Torta, 7.3.17
  • Imparare a usare Facebook: riflessioni sui post con citazioni. Freddy Torta, 11.2.17
  • SI o NO? Gli psicologi nella Rete della politica, Freddy Torta, 10.11.16
  • Lo psicologo in vetrina. Freddy Torta, 29.2.16
  • PERCHE' UNA SEZIONE DEL BLOG DEDICATA AGLI PSICOLOGI NELLA RETE. Freddy Torta, febbraio 2016
  • Il transfert in rete. Cristina Radif, aprile 2016
  • Dall’emozione alla cognizione. Nadia Lenarduzzi, aprile 2016
  • Gli psicoterapeuti guardano i loro pazienti in vetrina? Giuseppe Cappelletti, aprile 2016

Fumetti

  • 11-Il corpo nella Rete
  • 10-Democrazia narcisistica
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  • 6-Orti Bionergetici
  • 5-Tic Tac
  • 4-Termometri
  • 3-Credenze & Dispense
  • 2-Credere & Vedere
  • 1-Filone & Papocchio

Contributi

  • Un blog in cui ciascuno possa esprimere il proprio punto di vista...ma in connessione. Antonella Motta, 4.6.15
  • Uno sforzo di fantasia. Giuseppe Cappelletti, 3.6.15
  • Presi nella rete. Claudio Agosti, 28.5.15
  • La rete. Anna Mandelli 28.5.15

Segnalazioni

  • Come contribuire alla creazione di un salutare ambiente digitale, Francesca Scarano‎, 23.11.16
  • Fare i conti col digitale. Considerazioni su difficoltà e possibilità, Gloria Volpato‎, 17.11.16
  • Nomofobia: l’intollerabile paura di essere scollegati dallo smartphone, Gloria Volpato, 18.11.16
  • La conformattazione degli orizzonti. FT, 25.8.15
  • Nicholas Carr. The shallows. What the Internet is doing to our brains. segnalazione da Nadia Lenarduzzi, 19.6.15
  • Homo digitalis, una segnalazione di Gianna Ruzzon, 18.6.15
  • Fermando Savater piccola bussola etica per il mondo che viene, Editori Laterza 2014. Giuseppe Cappelletti, 7.6.15
  • Un'ottima fonte per orientarsi: Rete padrona, Federico Rampini. F.T. 6.6.15
  • il BLOG ufficiale della Società Italiana di Analisi Bioenergetica è accessibile all'indirizzo http://siabonline.wix.com/blog.
  • il corpo in gioco e il gioco in corpo: il lavoro con i giovani. F.T. 5.6.15
  • Corpo e psicoterapia corporea nel Villaggio Globale, Grounding N. 1 2013, F. Angeli Editore: un'analisi di Christoph Helferich. Freddy Torta, 1.6.15
  • "Il corpo virtuale" di Antonio Caronia. Miriam Petruzzelli, 24.5.15
  • Lei (Her). Miriam Petruzelli, 24.5.15
Freddy Torta Freddy Torta
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Articoli

Etica e dimensione deontologica nella professione psicoterapeutica: “il contratto sessuale”e “l’interazione sessuale” nel setting terapeutico. FT 22.3.25

Spunti per una discussione tratti da

Le ali della farfalla. Freddy Torta, Grounding n.1 2011, Franco Angeli

https://www.freddytorta.com/scritti/articoli/10-le-ali-della-farfalla

(Riflessioni su transfert e controtransfert sessuale nel setting psicoterapeutico)

 

Il contratto sessuale   (percorso di lettura veloce del font evidenziato 2 minuti)

La prima cosa da dire è che per noi vale quanto si legge nell’articolo 28 del codice deontologico.

Lo psicologo evita commistioni tra ruolo professionale e vita privata che possano interferire con l’attività professionale o comunque arrecare nocumento all’immagine sociale della professione. Costituisce grave violazione deontologica effettuare interventi diagnostici, di sostegno psicologico o di psicoterapia rivolti a persone con le quali ha intrattenuto o intrattiene relazioni significative di natura personale, in particolare di natura affettivo-sentimentale e/o sessuale. Parimenti costituisce grave violazione deontologica instaurare le suddette relazioni nel corso del rapporto professionale. 

Merita a mio parere fare alcune considerazioni su un codice di comportamento sessuale, che potremmo chiamare “contratto sessuale”, definibile nel contratto iniziale che stabilisce le regole del setting psicoterapeutico.

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Distorsioni percettive in psicoterapia. Freddy Torta (con aiuto AI). 24.1.25

(percorso di lettura rapido in grasseto-corsivo 12 minuti)

 

Percezione

“Quando guardiamo un'altra persona, possiamo vederne i movimenti e gli effetti dei movimenti sulla persona e l'ambiente, ma non possiamo vederne le percezioni.” (1)

Sembra scontato, ma con questo dobbiamo fare i conti…

Il terapeuta potrà osservare il paziente ma non potrà percepirne le percezioni.

Questo può servirci da monito per una relazione improntata all’umiltà “scientifica”: 

lo psicoterapeuta può solo limitarsi modestamente alla facilitazione del percorso del paziente nella direzione dell’osservazione e riorganizzazione delle proprie percezioni di sé e del mondo.

La percezione inoltre è sempre influenzata da fattori soggettivi, da schemi mentali ed emozionali strutturati in seguito ad esperienze passate.

In psicoterapia, questo significa che i terapeuti, come i pazienti, potrebbero non essere consapevoli di come le loro percezioni possano essere distorte in quanto influenzate da questi schemi.

La percezione è in effetti un processo attivo di organizzazione ed interpretazione delle sensazioni:

il cervello elabora le informazioni sensoriali e le integra con le esperienze passate, dando un significato soggettivo agli stimoli.

 

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La copertura ideale - dialogo immaginario con Attilio Gardino, sull'immaginazione della realtà. FT, 2.2.24

C’era una volta un mio amico, si chiamava Attilio Gardino: tra le tante cose che faceva amava stupire gli altri con la sua intelligenza.

A volte si spingeva così in alto che io non lo capivo più, eppure sono intelligente anch’io…

Allora gli dicevo Attilio vieni giù!

Lui rideva sotto i suoi bei baffi e si vedeva che si aspettava che fossi io a dovere salire su.

Da cinque anni ormai se ne è andato, non so se giù o su: lo voglio ricordare

provando ad impegnarmi in una ascesa verso alcuni picchi del suo pensiero.

Auspico una cordata di volontari pronti a meditare con me su una sua conferenza tenuta nel novembre del 2016 , intitolata “I vestiti dell'imperatore, ovvero l’utopia della realtà”  : una vetta stagliata sul cielo terso della sua passione per l’astrazione.

Cominciava con una fiaba di Hans Christian Andersen, che dava per scontato fosse ben conosciuta e che per sicurezza io voglio raccontare.

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Io e lo Specchio (da Analisti allo specchio, ritratti da Armando Rotoletti). FT, 7.12.23

Il dialogo con lo specchio comincia nella meraviglia dell’infanzia: un insieme di proiezioni fisiche e psichiche. Lo stupore iniziale si trasforma solitamente e gradualmente in un gioco d’immagini percepite e immaginate, di elaborazioni mentali e comportamentali.

La mia esperienza personale può essere un esempio.

Verso i sei anni avevo inventato un nome per la mia immagine allo specchio: era Giuseppino un mio amico segreto.

Con lui parlavo di me e di lui, in dialoghi che davano voce a sentimenti e pensieri nascosti. 

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L’importanza dell’analisi personale nella formazione dello psicoterapeuta. FT , 22.9.23

Osservando le offerte formative delle varie scuole di formazione in psicoterapia, mi sono chiesto come potesse apparire ai potenziali candidati l’evidenza che le richieste di ore di psicoterapia individuale della nostra scuola fossero superiori alla maggior parte delle altre scuole.

Un legame con una tradizione che ci lega al passato?

Mi è venuta l’idea di interpellare l’Intelligenza Artificiale: ho chiesto al chatbot chatgpt di scrivere un breve articolo con titolo” L’importanza dell’analisi personale nella formazione dello psicoterapeuta”

Ne ho tratto la confortante conferma che l’analisi personale nella formazione psicoterapeutica è ritenuta fondamentale.

L’Intelligenza Artificiale con i suoi algoritmi che attingono dati da un database molto vasto, la classifica come condizione indispensabile.

Quindi la nostra Scuola, che la pone al centro della formazione, è radicata alla sua tradizione storica e insieme solidamente ancorata a un presente di avanguardia.

Qui di seguito il testo scritto “in collaborazione” con AI (CHAT GPT3) - tempo di lettura 4 minuti

 

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Bioenergetica e contatto con la realtà. Freddy Torta, 13.12.21

Il concetto di ”contatto“ (o meglio il vissuto) è stato un elemento fondamentale della mia prima esperienza di psicoterapia.

“Freddy non sei in contatto…”  mi diceva il terapeuta che mi ha preso per mano nei primi passi del mio percorso, in un gruppo bioenergetico della fine degli anni 70.

Ma cosa è mai questo contatto?

Ho faticato un po’ a comprenderlo ed ancor più ad esserne cosciente.

Si tratta della sensibilità corporea empatica di sè e dell’altro, che comprende la percezione non fuorviata da pre-giudizio e la risonanza emozionale, nel qui e ora, senza interferenza di proiezioni, per quanto possibile.

Una relazione quindi non prevalentemente mentale con la realtà personale e interpersonale.

Questa esperienza presuppone un corpo che sente e una mente attrezzata a raccogliere e decodificare i messaggi del corpo.

Quando il mio terapeuta diceva:

“Freddy non sei in contatto…” 

poteva vedere i miei occhi fissi, la bocca trattenuta, le spalle contratte, la postura per lo più irrigidita.

Un modo di “stare”  prevalentemente mentale, preoccupato di come gli altri mi vedevano e rivolto ad ottenere o evitare qualcosa dagli altri.

Il percorso bioenergetico mi ha accompagnato nella riappropriazione di quel modo di “stare” nella realtà che Lowen ha definito “grounding”.

Un radicamento nel campo personale, interpersonale e sociale.

 

Nel corso degli anni, all’interno dell’area d’interesse che fa capo all’Analisi Bioenergetica, si sono evidenziati diversi modi di intendere questa aderenza alla realtà.

L’attenzione al polo personale individuale e il privilegio al contatto con il proprio SE’ corporeo, hanno in molti casi messo in ombra la qualità del contatto con L’ALTRO, con il rischio che questo venga confuso con l’interazione proiettiva e virtuale, secondo l’inclinazione dell’immaginario socioculturale dominante, che ad esempio arriva ad usare nel linguaggio corrente espressioni come “ci siamo sentiti” quando ci si scrive su WhatsApp.

Nell’attuale drammatica congiuntura sociosanitaria queste inclinazioni sembrano “precipitate”.

La centralità del corpo sembra sempre più spesso connotarsi come sorta di “tempio personale”

che richiede cure individuali e non di rado rituali di sapore esoterico.

Pratiche per lo più costruttive, quali ad esempio l’attenzione all’alimentazione, le cure naturali, la meditazione, rischiano di diventare costrittive, finendo spesso per dirottare e confinare l’individuo in una sorta di isola narcisistica di illusoria sicurezza e superiorità “energetica”.

“La Bioenergetica” rischia in questi casi di essere vista come un approccio alla salute alternativo “all’egemonia sanitaria ufficiale”, una sorta di medicina alternativa.

La rarefazione e virtualizzazione della dialettica tra personale, interpersonale e sociale si riflette a mio avviso nell’atteggiamento di alcuni colleghi nei confronti della vaccinazione anti Covid.

La maggior parte di coloro che rifiutano la vaccinazione in nome di una visione “bioenergetica“ della salute, si costringono a una vita di restrizione delle relazioni, molto più severa di quanto oggi non sia socialmente possibile con la protezione dei vaccini.

Si tratta di fatto di una sottovalutazione delle relazioni sociali e di un ritiro nel proprio mondo privato, accompagnato spesso da una sorta d’investitura esoterica, che comporta a mio parere un decadimento delle valenze dinamico-energetiche del corpo e del suo contatto con l’ambiente,

a favore di una dimensione statico-“spirituale” che delega la salute all’illusione di un’immunità di gregge eletto e prediletto dalla Natura.

La concezione di un’ Ideologia Bioenergetica della Salute finisce inoltre per diluire molto spesso

la sostanza principale del lavoro che è di nostra competenza: l’analisi bioenergetica per l’appunto, ovvero un approccio psicoterapeutico che intende e pratica la centralità del corpo  come risorsa prima per la riappropriazione del potenziale energetico dell’individuo, in relazione dialettica con altri approcci psicoterapeutici, con molteplici discipline olistiche

e con la scienza medica.

L’Analisi Bioenergetica è in effetti una psicoterapia centrata sull’evoluzione del portato di Freud, Reich e Lowen, in dialogo continuo con le conquiste che la scienza umana ha offerto nel corso del tempo e in particolare negli ultimi decenni. 

Voglio citare, per concludere, un passo scritto da alcuni colleghi impegnati ad attivare un dialogo su queste questioni.

“ … crediamo sia piuttosto pericoloso far passare il messaggio di una bioenergetica salvifica che basti da sola a sostenere il processo di prevenzione, cura e guarigione dal virus sars cov 2…

…esiste una comunità bioenergetica che crede nella scienza e nel metodo scientifico, che come è noto, davanti all'ignoto procede per tentativi ed errori; la stessa scienza che ha consentito a tanti tra noi di sopravvivere a malattie che 50 anni fa sarebbero state letali, di debellare il vaiolo, la poliomielite, ecc.. e che ha allungato le prospettive di vita degli esseri umani…”

questo articolo, pubblicato sul BLOG BIOENERGETICA-LOWEN della SIAB (Società Italiana di Analisi Bioenergetica il 23.12.21) è complementare a ELOGIO DEL RISPETTO  https://www.freddytorta.com/ilcorponellarete/articoli/352-elogio-del-rispetto-freddy-torta-30-8-21

Elogio del rispetto. Freddy Torta, 30.8.21

È la paura a farla da padrona nell’attuale sconquasso esistenziale.

Appare chiaro come il nostro mondo si discosti parecchio dagli orizzonti ben apparecchiati per il nuovo Millennio.

Si dimena in ognuno l’incertezza.

Il nostro io animale quando va bene sente la paura, quando va male la vive in modo inconscio.

La paura è un mostro a mille teste…

Paura del virus…paura del vaccino…paura di tutte le paure adiacenti e precedenti. Paure del presente…paure del futuro…paure del passato…

Una babilonia…

La Paura Padrona domina e organizza, seppur confusamente, tutti quei sentimenti viscerali e strutturali ai quali bene o male siamo abituati, ma che si muovono oggi all’impazzata bombardati da input straordinari.

È un impazzimento globale che si aggira, da più di un anno e mezzo, tra le schiere di umani attoniti e spesso non pienamente consapevoli.

Per quanto sia stato immane e per lo più proficuo lo sforzo razionale, scientifico ed organizzativo per far fronte all’imprevisto e improvviso sconvolgimento dell’intero sistema socioculturale, si sono creati crepe e crepacci, a livello viscerale-irrazionale, spesso poco visibili ma comunque angoscianti e non di rado terrificanti.

Come spesso succede le angosce viscerali profonde e in parte inconsapevoli si spostano a livello mentale “consapevole” e fanno ressa nel Mondo delle Idee, rivestendosi di abiti ideologici e spirituali.

Ci troviamo continuamente di fronte a tematiche cognitive: dilemmi, confronti, conflitti su temi oppositivi.

Vaccino sì vaccino no…greenpass si greenpass no…obblighi sì obblighi no…

Temi che in origine non sono temi, ma vissuti e andrebbero trattati come si trattano i vissuti: in primo luogo con Rispetto.

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La pentola viscerale. Freddy Torta,15.5.21

La pentola viscerale che noi siamo, bolle dai primi giorni della vita.
Ma quanto bolle nella pandemia?
Dalla mia postazione professionale e personale, vedo che il fuoco si è alzato oltremisura.

Persino il gallo del mio pollaio ha iniziato da qualche mese ad attaccarmi dopo anni di tranquilla routine...
Nella generale ebollizione rischiamo un gran bruciare irrazionale, che può incrinare e magari annientare l’equilibrio tra sfera viscerale e sfera razionale.
Un equilibrio costruito gradualmente sul versante interiore e su quello sociale.
Esplosioni e implosioni, di diversa entità e di forme varie, mi sembrano evidenti.
Ma cosa bolle in pentola?
Insieme agli elementi materiali e oggettivi (economici e logistici) si agita tutto
quello che abbiamo nel bagaglio viscerale
fin dall’infanzia.

Chi ha intrapreso un viaggio verso la conoscenza di sé, per individuare e aprire i propri  schemi inconsci, viscerali-cognitivi-comportamentali, potrà fare tesoro “dell’emergenza” nell’emergenza.
Potrà guardare cioè con attenzione autoanalitica e propriocettiva gli elementi emergenti.
Ognuno ha la sua mappa e ognuno ha la sua “emergenza”.
Di grande guida come sempre sarà la bussola dei sogni, che parlano di notte di quelle cose che dormono di giorno.
Nel proseguire il viaggio fuori dal pandemonio di questa pandemia, dovremo usare il timone con molta attenzione, per non perdere inconsapevolmente la direzione.
Dovremo certamente imparare a frenare con più accortezza e accelerare con nuova intelligenza emozionale.

 

 

L'onda del "ritorno". Freddy Torta, 2.5.21

È opportuno prepararsi all’onda del ritorno.

Quando gradualmente usciremo fuori dal pandemonio della pandemia poco o niente sarà come prima.

Il propellente energetico, liberato dall’angoscia (manifesta o nascosta) che ha occupato uno spazio importante delle nostre giornate e delle nostre notti, potrà catapultare molti ad aspirazioni illusorie di ritorno a un passato bruscamente interrotto.

Una corsa di massa verso delusioni e conflitti.

È opportuno evitarlo quel che si può, attivando un atteggiamento accorto che faccia leva sulla nostra capacità di tenere i piedi per terra, gli occhi aperti e il cuore amico e padrone dei nostri sogni.

Altri si sentiranno probabilmente smarriti incontrando una propria inclinazione a frenare invece che ad accelerare.

L’abitudine obbligata al ritiro ha attivato l’accomodamento in perimetri protettivi, procrastinando attività psicologicamente onerose.

La mascherina è stata per molti una protezione non solo sanitaria.

Il movimento del corpo in molti casi farà fatica a riprendere spazio dopo la parziale inedia energetica e le difese attrezzate a mentalizzare l’energia vitale non cederanno in tempi brevi.

L’apertura non sarà quindi immediatamente benvenuta: bisognerà abbracciare la gradualità.

La realtà che si presenterà sarà un caleidoscopio di nuove e vecchie immagini: discernere e intraprendere le nuove occasioni sarà la nostra opportunità.

Il pericolo come sempre sarà quello di farci indirizzare dai nostri schemi nascosti e preconfezionati, fatti d’immagini e ideologie transitate definitivamente sugli scenari del passato.

 L’organizzazione del lavoro, con il nuovo ruolo dell’attività da remoto, è già esperienza presente per molti.

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Psicoterapia bioenergetica on line – Riflessioni. Freddy Torta, 31.7.20

Dai primi di marzo, in corrispondenza con il lockdown, ho iniziato un lavoro regolare on line con una ventina di miei clienti che hanno scelto di continuare la terapia in questa modalità, con colloqui di consulenza aziendale e con alcune persone come volontariato nell’ambito dell’iniziativa #Noicisiamo del Progetto di Sostegno Psicologico – SIAB - FIAP - Ministero della Salute.

Non è stata per me un’esperienza del tutto nuova in quanto avevo già da anni fatto colloqui da remoto nei casi in cui non era possibile un lavoro in presenza.

Le esperienze delle sedute on line mi hanno portato ad alcune riflessioni che intendo qui esporre.

IL SETTING ON LINE

-Quello del setting, cioè della postazione è stato un problema rilevante, fondamentalmente un problema di privacy rispetto ai conviventi e ai vicini: le percezioni passano in effetti attraverso questo filtro emozionale.

Si tratta di un filtro attraverso il quale è costretto il colloquio, che può indurre stati d’animo congiunturali e atteggiamenti che possono deviare il lavoro.

Ad esempio la presenza in una stanza adiacente di un consorte con cui si è avuta una discussione aggressiva può indurre comportamenti di compensazione in direzioni diverse, a seconda del ruolo avuto nello scontro precedente e del carattere personale, e ciò non solo per dimostrare qualcosa all’altro che potrebbe sentire, ma in primo luogo a se stessi.

Insomma quello spazio protetto che è il setting dello studio è perduto.

Quindi a mio parere è fondamentale che siano sempre esplicitate ed eventualmente “discusse” le condizioni del setting.

Una soluzione alternativa che ho proposto, quando necessaria, e da alcuni accettata, è stata quella di usare l’auto come spazio più protetto: essendo le città in quel momento abbastanza deserte, l’esposizione alla vista altrui non è stata sentita come un problema.

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Elogio della paura. Freddy Torta, 15.11.20

La paura ormai palpita nei gesti quotidiani, nei pensieri laterali, nei sogni notturni.

Si può incontrarla spesso mascherata, qualche volta spogliata del pudore, raramente accettata e rispettata.

La paura ci accompagna fin dall’inizio della vita: ci trasmette segnali di pericolo in modo che possiamo difenderci.

Senza la paura quante volte saremmo andati incontro alla sventura?

Una compagna di viaggio che porta in sé le impronte del carattere dei nostri genitori e delle loro paure, trasmesse a noi già quando eravamo nel ventre di nostra madre e poi ogni giorno nel tragitto dall’infanzia alla maturità.

È maturata così la mappa personale delle nostre paure. https://www.freddytorta.com/images/Libri/La_ricerca_del_proprio_amore.pdf pagg. 21, 27-31, 42, 69-71, 127

 

Nella nostra cultura sembra replicarsi un duplice messaggio verso i bambini in età prescolare.

Molti genitori lanciano continuamente e non coscientemente segnali di paura e avvertimenti a non rischiare, a non provare cose nuove.

Diversamente, sul versante educativo ufficiale, l’addestramento verte soprattutto al “non aver paura”, svalutando i timori dei bambini già nella scuola della prima infanzia, piuttosto che accompagnarli nell’esperienza del “fare con paura”, accettandola e attraversandola.

Attraversare la paura senza paralizzarsi è un’esperienza formativa fondamentale, che dovrebbe essere nel programma educativo della scuola e nei messaggi culturali di una società evoluta.

Ne siamo ben lontani...

Siamo per lo più strutturati in maniera distorta, quanto alla percezione dei segni viscerali di paura.

Troppo spesso quindi sottovalutiamo i pericoli e le protezioni possibili, anche quando prescritte dalle norme vigenti, magari sventolando la bandiera di qualche libertà.

Cinture di sicurezza, caschi, mascherine sono esempi correnti, per non parlare dell’abuso di droghe, alcolici, tabacco, cibi spazzatura, rifiuti tossici...

Nell’attuale pandemia prevale un Coro Aulico che invita a non aver paura perché “andrà tutto bene”.

Come se la paura puzzasse di tradimento di se stessi e della compagine sociale.

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"Andrà tutto bene" se...Freddy Torta, 8.11.20

Andrà tutto bene...un’illusione un po’ superstiziosa?
Ci penserà la divinità, il karma, il governo, mamma e papà? 

Arriverà Babbo Natale?
Andrà tutto bene se ci muoveremo bene... non è più realistico così?

Certamente in queste condizioni di difficoltà e di paura per i destini  

economici e personali, un placebo multimediale può non fare male...

se non diventa stupefacente virale...

“Quando potremo ritornare alla vita di prima?”
Mai e poi mai...grazie... 
“La vita di prima” ci ha portato qui...

 Sarebbe un grande spreco non cogliere l’occasione che ci obbliga a cambiare.

Il momento presente ci confina?
Cerchiamo varchi d’innovazione: al riaprire dei cancelli avremo nostre carte da giocare.

Cerchiamo nicchie di piacere possibile: inutile sacramentare senza darsi da fare il fattibile.

Non era quello che avevamo in mente? 
Forziamo i nostri schemi con la duttilità.


Abbiamo di fronte un’impresa difficile nell’era dell’Immagine: seguire la realtà...per trasformarla con la pazienza e la forza della formica, tenendo vivo negli angoli il canto delle cicale...

Un’occasione stringente per renderci conto di quanto sono persistenti e subdoli i nostri schemi genitoriali, comunque rivestiti, che ci fanno ripetere, in modo inconsapevole e automatico, comportamenti che sono stati inevitabili e utili nell’infanzia ma che ora non lo sono più...

Togliendoci le certezze in magazzino, il pandemonio della pandemia apre orizzonti nuovi: da conquistare con la battaglia esistenziale.

Lavorare lavorare lavorare sui nostri schemi...

 

Un’altra impresa attuale è attraversare il labirinto delle cognizioni, dei moti viscerali e dei comportamenti riguardo alle regole sociali. 

Riconoscere quanto siamo “primitivi“ in questo campo.

Abbiamo tutti subito da bambini, in modo diverso ma spesso molto simile, le incongruenze del “Potere Adulto”: in primo luogo dei nostri genitori e poi della carovana dei diversi insegnanti...Scuola Chiesa Media Rete.

Ne rimane “una traccia sotto traccia”, solida e variegata, nella nostra mappa personale che ci orienta nei sentimenti e nei comportamenti verso l’Autorità.

Una variabile “impazzita” che insinua elementi viscerali, ostili o favorevoli.

Un iceberg micidiale, di cui vediamo solo qualche punta, che incontriamo immancabilmente nelle dinamiche di potere delle relazioni personali, un mostro di ghiaccio contro il quale va spesso a naufragare molta vita sociale e che logora di ansia l’equilibrio interiore.

La gestione delle contraddizioni e dei conflitti è inquinata da questa matrice.

Bisogna ritornare alla polveriera dell’infanzia per disinnescare questo detonatore esplosivo e implosivo...

https://www.freddytorta.com/ilcorponellarete/articoli/288-la-matrice-del-mistero-dobbiamo-ri-entrare-per-ri-uscire-freddy-torta-23-9-17

 

Dopo lo smarrimento per il dissesto della nostra vita e dei nostri programmi a causa del terremoto sanitario, abbiamo davvero più che un’occasione per aggiustare la nostra direzione...

 

 

 

 

 

 

 

Scaricare il sovraccarico emozionale. Freddy Torta, 15.4.20

È bello vedere le persone cantare dal balcone, gli applausi e i concerti di diversi strumenti e tutti alle finestre come da un loggione popolare...

Dal punto di vista psicocorporeo è certamente un movimento energetico espansivo, un momento di carica e di scarica.

È anche molto utile a non sentirsi soli in questa difficile emergenza e a nutrire il coraggio ... ben venga maggio e le sue aperture...

Tutto ciò non può d’altra parte arrivare a esprimere quel che si muove al nostro interno in questo stato di non movimento verso l’esterno.

Con la propria mappa genetica e “genitoriale“ ognuno vive l’angoscia attuale, la rabbia, la paura, l’oppressione, la depressione.

Emozioni che hanno bisogno di muoversi e uscire.

-La situazione presente è un formidabile propellente emozionale bilanciato per ora dalla paura, dalla ragione e dal rispetto delle regole dell’emergenza, ma la pressione potrebbe aumentare e creare un sovraccarico nocivo per l’equilibrio del nostro sistema nervoso e per questa via anche per il sistema immunitario.

I conflitti e la violenza nell’ambito familiare potrebbero essere i primi esiti socialmente dannosi, che potrebbero poi tracimare in conflitti sociali e violenze più estese.

-Prevenire questo sovraccarico non è semplice fintanto che non saranno riaperti i luoghi deputati a funzioni di riequilibrio energetico: parchi palestre campi sportivi discoteche cinema teatri e via dicendo, fino agli studi degli psicologi e degli operatori di discipline psicocorporee.

Che fare?

-La bioenergetica ha elaborato modalità espressive psicocorporee che aiutano l’individuo, nell’ambito di un percorso di psicoterapia, ad alleggerire il carico di energia viscerale bloccata, rendendolo anche gradualmente consapevole del proprio bagaglio storico di emozioni conflittuali represse.

-Si tratta di esercizi espressivi che coinvolgono il corpo e principalmente i movimenti di alcuni suoi distretti.

Le espressioni della voce e il gridare attraverso la forza della gola e del petto che snidano la pienezza del respiro; i movimenti del prendere, afferrare, colpire e allontanare con le mani, le braccia, le spalle e le gambe; i movimenti espressivi del bacino.

-Possiamo trovare alcuni esempi di questi esercizi, in “Espansione e integrazione del corpo in Bioenergetica”, Leslie e Alexander Lowen, Astrolabio Ubaldini Edizioni, 1979, disponibile al link  http://m.centrosarvas.it/1/upload/esercizi.pdf

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SMARTBODYWORKING. Freddy Torta, 27.3.20

Oggi la gran parte del movimento possibile è costretto a casa: ognuno dentro alla sua mappa familiare si dovrà arrangiare.
Le discipline meditative sono certamente di grande aiuto, ma per poter accedere alle nostre capacità psicofisiche di distensione, rilassamento e propriocezione è fondamentale passare prima per la carica e la scarica energetica.
La vita ordinaria offriva ogni giorno continuo movimento di carica e scarica: il semplice camminare e ogni altro movimento della giornata: oggi queste attività sono fortemente limitate ed è necessario riattivarle pienamente nello spazio ridotto della vita casalinga.
La Bioenergetica offre un modello particolarmente utile in una situazione come l’attuale.
Caricare significa raccogliere le energie sopite e trattenute nei blocchi del nostro sistema psicocorporeo e risvegliarle in modo che tornino a nostra disposizione.
Scaricare significa liberare con il movimento le tensioni psicofisiche che imprigionano sentimenti che non hanno libero accesso all’espressione e attraverso la loro mobilitazione averne maggiore consapevolezza e padronanza.
Alexander Lowen ha messo a punto un insieme di esercizi raccolti in questo lavoro, redatto con sua moglie Leslie, in cui troviamo alcuni esempi da praticare:

“Espansione e integrazione  del corpo in Bioenergetica”, Leslie e Alexander Lowen, Astrolabio Ubaldini  Edizioni, 1979,

disponibile al link  http://m.centrosarvas.it/1/upload/esercizi.pdf

ognuno può pescare come vuole, io raccomando particolarmente quelli alle pagine 20 28 37 50 55 69 111 114 116

MUOVERCI RESPIRARE SENTIRCI sono l’ABC DELLA VITALITÀ e DELLA PADRONANZA DI SÉ fondamentali per attraversare imprese esistenziali come quella attuale.
Ogni giorno quindi SMARTBODYWORKING!

 

Giovani e coronavirus. Freddy Torta, 20.3.20

-Purtroppo anche in questa drammatica emergenza non si può non osservare, almeno in Italia, uno scollamento tra Autorità politico-culturale e giovani.
-La realtà ci ha detto fin dall’inizio che i giovani sono meno esposti ai rischi più gravi: l’età media dei deceduti si colloca attorno agli 80 anni e risultano molto rari i giovani in terapia intensiva.

https://www.corriere.it/cronache/20_marzo_11/coronavirus-l-istituto-sanita-maggioranza-contagiati-over-60-ma-ci-sono-43-casi-bambini-f6814aac-6328-11ea-a693-c7191bf8b498_amp.html

 https://www.marionegri.it/magazine/infezione-coronavirus-e-farmaci

 -Ciononostante, e necessariamente, i giovani con meno di trent’anni si ritrovano dentro alla rete del contagio e delle regole per evitarlo.

Non è una posizione semplice.

 -Non è possibile incontrare i propri amici, le coppie non sposate non

possono entrare in contatto se non virtuale, le attività sportive e motorie di gruppo sono congelate, il movimento fisico  è imprigionato...

Ancora una volta gli adulti sembrano privilegiati, anche se anch’essi fortemente limitati: le coppie che convivono possono stare in contatto e vivere pienamente affettività e sessualità... certo anche per loro non è facile, anzi in certi casi la costrizione in spazi limitati, spesso con figli piccoli, può essere “claustrofobica”.

 -È un grande sacrificio che si chiede a tutti, ma ancor più ai giovani, con il loro grande bisogno di libertà, anche “narcisisticamente” trasgressiva, il flusso prorompente di energia vitale che li pervade e alimenta una sana fame di movimento fisico, di relazioni, di sessualità.

 -Bisognerebbe avere cura di come si chiedono questi sacrifici.

Invece troppo spesso i giovani, in particolare gli adolescenti, si ritrovano dentro a un meccanismo coercitivo che usa come mezzo persuasivo l’esortazione moralistica e la manipolazione.

 -Nessuno sembra prendersi cura di parlare apertamente e rispettosamente con quella parte di loro che non ha già una robusta inclinazione razionale e solidale.

 Purtroppo nei loro confronti la tradizione sembra piuttosto sfavorevole quanto a comunicazione: a cominciare dalla famiglia e dalla scuola. 

 -Si fa leva su appelli paternalistici e prescrittivi che sensibilizzano chi è già sensibile e dimenticano gli altri, come se questi non esistessero o non avessero il diritto di esistere.  

-Per raggiungere questi “abnormi”, questa sorta di “intoccabili“, si utilizza l’arma della manipolazione, per incutere in loro quella paura che li induca in casa: una sorta d’intimidazione e di segregazione, con punte di denigrazione quale quella di definire “corsetta” o usare metafore svalutative per il footing o l’uso della bicicletta, “attività motorie” non chiaramente regolamentate dai vari provvedimenti ufficiali.

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Sogni e corpo - Appunti per il lavoro sui sogni in psicoterapia. Freddy Torta, 25.2.20

 LA NATURA DEL SOGNO 

I sogni sono una trasmissione misteriosa d’immagini, pensieri, emozioni che parlano di noi, e con noi, in un linguaggio portentoso.
Traggono il loro materiale da quel labirinto psicocorporeo di cui noi umani siamo costituiti, quel mondo nascosto e viscerale che chiamiamo inconscio.

Non prendo qui in considerazione le potenziali interazioni con il mondo esterno, se non quelle della nostra quotidianità che forniscono “il materiale diurno” che raccogliamo e introduciamo nei sogni (Sigmund Freud, L’interpretazione dei sogni).

Per chi vuole conoscere se stesso più a fondo, è prezioso avere accesso emozionale e cognitivo alla propria trasmissione onirica.

La rappresentazione onirica è già di per sé elemento funzionalmente prezioso. 

In primo luogo in quanto espressione, straordinariamente integrata, di nostre energie psicocorporee di vario tipo, quindi potenzialmente catartica.

Le ricerche recenti, nell‘ambito delle neuroscienze, sembrano inoltre evidenziare che il sogno ha funzioni d’integrazione, elaborazione e smaltimento delle miriadi d’informazioni di vario genere che immagazziniamo durante la vita diurna: una sorta di  “ spazzino creativo “, come è stato definito,  in qualche modo rigenerante.

Su queste funzioni del sogno si trovano interessanti spunti al link

http://www.lavocedifiore.org/SPIP/breve.php3?id_breve=421

Stimolanti sono pure le pagine di  “Remando tra i sogni”, M. Zanasi e A.M. Amore, 2010 Franco Angeli, di cui viene offerta un’interessante anteprima al link

https://books.google.it/books?id=K6N58pvMavoC&pg=PA92&lpg=PA92&dq=i+sogni+sono+autocurativi&source

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Le sberle del Pontefice. Freddy Torta, 4.1.20

Incontro analisi riduttive spesso condizionate dall’endemica malabitudine di usare uno schema oppositivo: chi si schiera con lui e chi con lei...

E poi la solita voglia italiota di riderci su.

Mi risuona la voce di Gaber: “...e l’Italia giocava alle carte...e parlava di calcio nei bar... e l’Italia rideva e cantava...”

Ci sarebbe invece da fare un discorso molto serio per un episodio molto grave mediaticamente (dal latino gravis: che ha peso).

 

1 -Osservazione del fatto (con doverosa attenzione)

-Lato Francesco

Mentre se ne va ed è già in parte girato lei lo afferra per la mano ancorandosi particolarmente, mi sembra, ad alcune dita: la forza di lei che lo trattiene tirandolo un po’, aggiunta alla forza di lui che sta andando nella direzione opposta, deve avere fatto male alle articolazioni di una mano ottantatreenne. La reazione istintiva di rabbia è a mio parere congrua e salutare... 

-Lato signora

Premetto che io, non credente, a trentacinque anni o poco più ho fatto la mia fila per stringere la mano a papa Wojtyla e ci sono riuscito.

Un’esperienza molto forte, perché ho potuto guardare negli occhi una persona mediaticamente sacra e realmente molto piena di energia...

Se, arrivato esattamente al mio turno, lui si fosse improvvisamente girato invece che tendermi la mano, ne sarei rimasto enormemente frustrato e probabilmente arrabbiato.

Immagino la signora, presumibilmente religiosa, con differente età, sesso, nazionalità e cultura, che vede sfumare all'improvviso un momento storico della sua vita...

Disperatamente si è aggrappata a Lui...

Io la comprendo e le dico “brava!, non ti sei arresa, hai preso in mano un diverso destino”.

Se ne fossi il marito sarei orgoglioso di lei.

 

2 -La gestione del fatto

-Premessa

Stimo Papa Francesco e mi piace tanto.

-Analisi

Sta commettendo un grandissimo errore.

Un suo “personale” motivo dominante è il rispetto per il diverso e l’andare incontro.

Ha riconosciuto di aver sbagliato e che può sbagliare perché è un uomo: grande forza per un Papa.

Si scusa tuttavia con il mondo e non con lei, con la quale ha “perso la pazienza “ e ha usato violenza: piccola se misurata con la sberletta, grandissima per l’impatto emozionale della rabbia del Papa su una fedele.

Se fossi un suo consigliere gli direi:

“Francesco chiedi scusa direttamente a lei e proponile un incontro che sani l’incomprensione e la ferita.

C’è un papa che ha voluto incontrare il suo potenziale assassino, non vorrai essere da meno per molto meno...”

 

3 -Conclusione

Certamente uno come lui ci avrà pensato.

Quasi certamente questa sarebbe la sua inclinazione.

Temo che non lo faccia perché il suo Direttorio Politico glielo impedisce. Vince la logica dei tempi di guerra.

L’immagine del Papa deve essere anche quella dell’Uomo Forte.

Quando ci vuole ci vuole!

Questa è la cultura della guerra...

E il discorso diventa più complesso e meriterebbe un articolo molto più diffuso... ma qui non è il caso.

 

Per noi amici di Greta: la gioia di sentirsi vivi è uno dei cardini per salvare il pianeta. Freddy Torta, 1.1.20

Annusando l’aria attorno sembra di sentire crescere un bisogno di realtà.

Non che non piaccia più coltivare sogni ma sembra crescere l’esigenza che ci sia una traccia di credibile realizzazione.

Nel grande karaoke virtuale sembra ci sia fame di reale.

Il corpo materiale ritorna sulla scena con la natura della sua forza gravitazionale: forse è possibile un ridimensionamento dello strapotere della dea Immagine e del dio Virtuale. *

Sembra suscitare sempre più interesse la salute del corpo e la sua energia naturale.

Il suo ambiente interno ed esterno attrae l’interesse e l’attenzione di moltitudini socialmente e culturalmente trasversali. Moltitudini minoritarie ma in rapida crescita a quel che pare.

Recentemente si sono visti in rete e in piazza grandi raduni che si sono fatti portatori di esigenze di rinnovamento radicale in questo senso.

L’impegno sociale e politico di questi movimenti non potrà tuttavia dare risultati concreti senza un cambiamento di prospettiva e di rotta in merito allo stile di vita.

Non si può “salvare il Pianeta” senza un cambiamento del modo di produrre e di consumare.

Il consumismo dominante, svincolato da criteri ecosostenibili, è in gran parte alimentato da una fame di soddisfazioni che spesso sono il surrogato di bisogni e piaceri primari sacrificati.

È necessaria una nuova consapevolezza (e una conseguente pratica) che metta al centro la riappropriazione della capacità originaria di provare piacere.

Espropriandoci di gran parte del piacere proveniente dai movimenti interni ed “esterni” del nostro corpo, abbiamo attivato una dipendenza crescente da questo consumismo standardizzato e standardizzante.

Taglieggiati progressivamente della nostra energia vitale rischiamo di condurre la vita su un binario che ci seduce, ma che deprime qualità essenziali della nostra stessa natura umana.

La dittatura crescente di un’attività mentale ridotta spesso a banale esercizio classificatorio e a sparuto voyeurismo, comprime e accantona l‘attività del sentire.

Senza il movimento e il sentire corporeo non trovano via di comunicazione alla coscienza i sentimenti e le emozioni e non si accende quella vibrazione energetica dell‘organismo che produce la gioia di sentirsi vivi.**

S’interrompe così un meccanismo complesso e insieme semplice, che è fondamento del piacere che si articola poi nelle varie ramificazioni.

Il meccanismo consumistico dominante è al contrario una semplificazione della potenziale pienezza del piacere, artificialmente indirizzata su innumerevoli e spesso ridondanti corsie preferenziali, preferite soprattutto da chi ne trae il profitto.

L’espropriazione richiede dunque la riappropriazione.***

Cari amici di Greta, cari giovani che viaggiate con lei, la gioia di sentirsi vivi è uno dei cardini per salvare il pianeta...

Mi auguro che mettiate questa idea e questa pratica nella bisaccia del vostro lungo viaggio.

Il mio sarà più breve e sarà con voi...

Buon viaggio a tutti noi!

 

* https://www.freddytorta.com/ilcorponellarete/articoli/8-il-corpo-in-gioco-icnr

** https://www.freddytorta.com/ilcorponellarete/articoli/149-la-colonna-sonora-emozionale-freddy-torta-18-7-15

*** https://www.freddytorta.com/ilcorponellarete/articoli/327-riappropriarsi-di-se-riflessioni-per-una-pratica-freddy-torta-15-11-19

 

 

 

 

Riappropriarsi di sè: riflessioni per una pratica. Freddy Torta, 15.11.19

    La vita ridotta

Viviamo ridotti... tendenzialmente unidirezionati.
La cultura dominante, attraverso la famiglia, la scuola e l’organizzazione sociale del lavoro e del tempo “libero“, ci indirizza verso una vita che tende a trascurare proprietà fondamentali dell’essere umano.
Quali?

   Una mappa generale delle proprietà a rischio

- Il piacere di sentirsi vivi.

- Il riconoscimento della propria unicità personale.

- L’espressione autentica di sé e l'autoregolazione. 

 - L’amicizia con se stessi e con il proprio mondo emozionale.

- La valorizzazione delle cose elementari.

- La gioia della connessione con la rete dei propri affetti.

 

   Ri-costruire la propria mappa personale
Ri-appropriarsi significa raccogliere proprietà che non utilizziamo.
Innanzitutto bisogna ri-conoscerle.
Come ri-costruire una mappa?
Dove andare a ri-cercare?
Ognuno può trovare i suoi input particolari dalla propria vita.
Esistono comunque delle direzioni e degli strumenti comuni.

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Le flat news. Freddy Torta, 6.8.18

Definirei “flat news” quelle informazioni poco rigorose e bislacche sul piano della veridicità e della congruità della comunicazione, che ormai circolano diffusamente, bonariamente o meno, nel nostro cyberspazio.

Non sono propriamente fake news, ma possono diventarlo e comunque si prestano ad equivoci e manipolazioni.

In sostanza sono "notizie piatte" che privilegiano la forma e spesso si rivestono di accenti estetizzanti e spettacolari che prendono il sopravvento rispetto alla “scientificità“ dei contenuti.

Un caso evidente e prevalentemente bonario è la pratica, ormai ampiamente dominante sui social, di citare frasi di pensatori illustri senza indicare il contesto da cui sono tratte.

Come fossero fiocchi di parole, stile baci perugina, imbellettano e “certificano” contenuti promozionali “culturali” o semplicemente post autoreferenziali decorati da immagini regalate da Google.

Einstein e Freud spadroneggiano...

Estirpate dal contesto certe riflessioni possono persino significare contenuti dissonanti dagli originari o comunque si possono prestare a manipolazioni comunicative. Senza dimenticare poi che, come scriveva Robert Musil, "Non esiste una sola idea importante di cui la stupidità non abbia saputo servirsi, essa è pronta e versatile e può indossare tutti i vestiti della verità. La verità invece ha un abito solo e una sola strada, ed è sempre in svantaggio." * 

 Una sorta di simbolismo e di emblematismo estetizzante e narcisistico attraversa la cultura occidentale di maniera.

Il tatuaggismo pandemico ne è una manifestazione chiassosa: una moda che accomuna e insieme valida ognuno nel suo orgoglioso bisogno di dire “io sono così! “.

Immagini simbolico-emblematiche, allusive ed espressive di sè o di parti di sè, campeggiano ormai sui corpi della moltitudine occidentale.

Sotto gli occhi del mondo ci si imbelletta di estetismi semantici, inciampando troppo spesso in false rappresentazioni di sè e in comunicazioni fuorvianti o vuote: nel pandemonio dei segni potrà finire che si sembrerà tutti uguali.

Gli sportivi doc, ed in particolare i calciatori, si danno in questo senso un gran da fare.

Forme bonarie di flat news narcisistiche trasmutano in fake news: in alcuni casi infatti l’appiattimento estetizzante del contenuto gli fa perdere la  natura comunicativa originaria e lo trasforma in altro. Questi processi di mutazione semantica dei contenuti hanno creato il sostrato per nuove strategie di comunicazione di massa atte a manipolare il consenso su scala planetaria.

Così ad esempio Sky si permette di inserire come news nei propri Notiziari, alcune iniziative sponsorizzate dalla propria azienda nell'ambito dello Spettacolo, come XFACTOR, giocando sul formato "estetico-culturale" dell'evento-spettacolo. L'abito estetico e spettacolare è un formato particolarmente fortunato nella cultura del Web, passepartout per fini  narcisistici, di marketing e di potere.

Nel caleidoscopio narcisistico delle immagini, dei tweet e dei post che ci connettono alla realtà globalizzata e insieme minimalizzata, si perde sovente la memoria dei contenuti e, come in uno spettacolo illusionistico senza pause e senza fine, l’effetto dell’ultima notizia annega la penultima, di cui la moltitudine perde spesso il ricordo nella continua grandinata di spot.

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Fake news di ieri e fake news di oggi. Freddy Torta, 4.8.18

Le Fake news cominciano presto nella vita di noi umani: quante cose non vere vengono raccontate ai bambini “a fin di bene“?

La più comune e sacra è la favola di Babbo Natale.

Il fine ha giustificato il mezzo di molte false verità che hanno nutrito l’educazione dei figli del Novecento...

Come nascevano i bambini? 

Cicogne o cavoli?

Come dite?...Anche nel Terzo Millennio?

Ok ok...solo che adesso i piccoli dell’uomo cominciano molto presto a navigare e riescono ad anticipare lo svelamento di molte favole.

Cominciano presto anche a scivolare tra le punte degli iceberg e gli scogli di false piste di tempi vecchi e nuovi.

Confrontando la Storia raccontata in epoche diverse e da diversi popoli, quante sirene cantano le false verità?

Bla bla bla bla...

Per non farla più lunga si può dire che da sempre gli umani galleggiano in un mare di fake news.

Oggi però assistiamo a un duplice fenomeno.

Da una parte il loro gran proliferare e dilagare nel mare digitale, che ce le fa arrivare continuamente e in modo capillare a una spanna dal naso.

Quanto è facile ormai confezionare e far girare collane di notizie ghirlandate d’immagini!Si può dire che promuovere il proprio "logo" (inteso in senso non solo letterale ma anche metaforico) attraverso fake news, è diventata prassi consolidata: mal che vada si farà una smentita, ma l'effetto marketing on line, della falsa notizia utile, di solito resta più solido dell'effetto controproducente della smentita. Molti operatori, piccoli e grandi, giocano su questo consapevolmente, sia nell'arena politica che in quella del business: a mio parere si tratta di una nuova stategia promozionale che si irradia surrettiziamente in special modo tramite i Social Network.

Considerando che gran parte del tempo che la gente passa in Rete viene speso nei "social", ove nella babilonia di un mitico "egualitarismo" continua per ora la libertà di bla bla senza filtri di veridicità, si può capire che senza protezione e senza accorgercene, navighiamo attraverso una continua pioggia di asteroidi che annebbiano la percezione della realtà.

D’altra parte l’accesso alla Rete, se sufficientemente accompagnato da spirito critico e competenza di navigazione, rende possibile un nuovo orientamento nell’impervio percorso dell’animale uomo verso una fuoriuscita dal mondo delle favole tutto stupore e manipolazione: ben sapendo che  non è tutt’oro quel che luccica e che nel firmamento incantato della Rete ci saranno miriadi di asteroidi e molti buchi neri...

Bisognerà allora imparare a navigare con accortezza e scaltrezza, senza restare incantati dal luna park ideologico del Novecento, come se i pirati delle fake news fossero nati col Web e nemmeno però dalle sirene dello spot che trasformano il falso in vero in un attimo algoritmico.

Quindi?

Più attenzione di prima!

L'organizzazione del QUI E ORA. Freddy Torta, 27.12.17

Si parla sempre più spesso del QUI E ORA ed è un bene, per arginare le proiezioni mentali verso un futuro astratto e un passato spesso idealizzato.

S’incontra più raramente invece la propensione all’ORGANIZZAZIONE DEL QUI E ORA.

Sembra prevalere l’ottica di un qui e ora inteso come momento da cogliere così come si presenta.

Certamente quest’ottica ci offre un approccio importante e vitale, ma non è l’unica: va a mio parere integrata con quella della programmazione e dell’organizzazione del momento.

Altrimenti, nel flusso della vita, vivremo con intensità e pienezza solo quello che ci capita, che è indubbiamente un’esperienza che valorizza vissuti che andrebbero invece perduti nel mare dell’abitudine dei nostri schemi percettivi, emozionale e cognitivi.

La visione idealista di un Destino personale da riempire con la nostra capacità di vivere il momento, è a mio parere un’espropriazione, ingenuamente spiritualista, della pienezza del nostro potenziale energetico individuale.

Possiamo forzare il “nostro destino “ più frequentemente di quanto pensiamo.

Farci trasportare dall’onda o attraversarla con energiche bracciate sono capacità che si possono alternare.

Nel mare delle occasioni della vita 

Abuso e violenza sessuale contro le donne. Freddy Torta, 25.11.17

Si possono dire molte cose diverse su ciò che è accaduto, sta ancora accadendo e probabilmente ancora accadrà sullo scenario multimediale a proposito di abusi e violenze di natura sessuale a danno delle donne, nell’ambito del mondo dello spettacolo, dello sport e...forse sarebbe meglio dire semplicemente nel mondo...

Una cosa è meglio dire subito, prima di ogni distinguo e di analisi più sottili: l’abuso di potere in campo sessuale sarà meno praticabile, almeno negli ambienti che sono stati coinvolti, niente sarà più come prima.

La violenza e l’abuso sulle donne è un male endemico della nostra cultura, fatte le dovute distinzioni di tempi, luoghi e ambiti socioculturali.

Si può e si deve ragionare su vari aspetti e tra i primi anche sulla possibile complicità di comportamenti e sentimenti femminili, ma è “un bene di prima necessità” che le donne denuncino gli abusi subiti sui posti di lavoro, nelle scuole e nelle università, e in ogni altro ambito sociale.

Nel variopinto mondo dello spettacolo è facile pensare che alcune donne possano voler trarne un vantaggio di visibilità (“seguitemi nelle prossime settimane, che avrò altre cose da raccontare” diceva in questi giorni una star).

Tuttavia è chiaro che le denunce sono in qualche modo anche autodenunce e la visibilità è anche una lesione alla propria immagine e alla propria “situazione” personale.

Nel palcoscenico semivirtuale dell’informazione mediatica è probabile che non venga vista la ferita emozionale, presente e passata, che queste donne portano dentro ed ora “portano fuori”.

Nel mondo delle immagini i sentimenti tendono a evaporare, a meno che non si tratti di quelli che si possono facilmente “immaginare” e facilmente manipolare e replicare nella fabbrica mediatica.

La denuncia è strumento che può avere molteplici forme, può essere semplificatorio e grezzo, ma dà voce a un’urgenza socioculturale: rendere sempre più impervia la strada che porta alla violenza e all’abuso sessuale, chiudendone tutti gli accessi possibili.

In tutti i luoghi in cui c’è un potere maschile l’abuso sessuale ha il suo terreno di coltura, che la cultura dominante sottovaluta e copre, per ignavia e spesso per complicità delle leve prevalentemente maschili del potere.

L’abuso comincia già negli apprezzamenti verbali e nelle comunicazioni non verbali di seduzione, fatti da chi “sta sopra” nonostante non ci sia corrispondenza dall’altra parte e in ogni caso quando l’età o il ruolo non lo dovrebbero consentire.

Qui si potrebbe aprire un’analisi seria sui ruoli e sulle professioni regolamentate o regolamentabili sul piano deontologico: uno psicologo ha un codice di comportamento sessuale nei confronti del paziente…e un medico, un insegnante, un datore di lavoro?

Come pure si possono fare analisi sottili sul capovolgimento che a volte si può rilevare quando in qualche caso donne con ruoli di potere sembrano scivolare anch’esse sullo stesso piano inclinato.

Sono tutte analisi indispensabili, ma non devono creare ombra all’evidenza del fenomeno sociale principale che è oggetto dell’attuale diffusa denuncia.

Il sostegno a questa denuncia da parte dei maschi consapevoli e “di forte volonta’” deve partecipare alla costituzione di un cordone sanitario che serva a rendere sempre più circoscritta e debellabile questa malattia endemica ed epidemica, probabilmente non più pandemica come un tempo, almeno nel nostro mondo “occidentale”.

Sarà parte fondamentale di una profilassi culturale globale, che contribuisca a dar forza anche alle forze grandi, ma in grande difficoltà, delle donne (e bambine!) di paesi vicini e lontani in cui il medio evo predomina, quanto a parità dei sessi e rispetto delle diversità.

Ancora più fondamentale è la voce delle donne, un coro che dovrebbe essere unito, con le diverse note ed i diversi accenti, con toni anche contrastanti, fermo però restando un forte “NO! senza se e senza ma” all’abuso comunque esercitato...coi fiori o coi terrori...con seduzioni brillanti o violenze imperanti...

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Il mistero siamo noi. Freddy Torta, 2.9.17

 Il mistero siamo noi...Il mistero è dentro di noi, è il nostro inconscio: una grande parte di noi stessi.
La nostra struttura psicosomatica e le nostre modalità espressive e comportamentali nascondono e insieme rivelano, seppure in forma mascherata, quello che siamo e il più delle volte non vediamo.
La vita onirica e sessuale, l'atteggiamento corporeo e comportamentale, l'espressione emozionale e creativa, aprono un varco verso la conoscenza della nostra realtà personale più profonda.
Conoscere noi stessi è la base per poter intervenire sui condizionamenti strutturati in noi fin dalla prima infanzia.
Forse non potremo cambiare la nostra struttura genetica, ma certo possiamo allentare le tensioni di quei condizionamenti.
 
Spesso cerchiamo di individuare la nostra storia e il nostro destino guardando fuori di noi: l’Analisi Bioenergetica ci aiuta a riappropriarci della consapevolezza psicosomatica e a ripristinare un movimento verso un destino personale che sia maggiormente nostro.  
Che si basi cioè sul recupero delle energie psicosomatiche sacrificate nel far funzionare il nostro sistema difensivo, quel lavoro quotidiano che per quanto automatico e abituale, e molto spesso quindi non percepito, impegna una parte importante delle nostre forze vitali.
Il sistema difensivo si è formato in gran parte nell'infanzia e mentre si strutturava poneva le basi per occultarsi alla coscienza.
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La matrice del mistero: dobbiamo ri-entrare per ri-uscire. Freddy Torta, 23.9.17

Ci identifichiamo con l’immagine che abbiamo di noi, con i nostri schemi ideali: e intanto funzioniamo con il nostro corpo...

Se non siamo soddisfatti della nostra vita e cerchiamo una maggiore pienezza, padronanza ed efficacia, dobbiamo far leva non solo sulla mente ma anche sul corpo e sulla loro interazione sinergica.

Il tesoro misterioso che in gran parte teniamo nascosto è la nostra energia vitale, intrappolata negli schemi psicosomatici restrittivi dettati dalla nostra matrice caratteriale (genetica e “genitoriale”).

Il nostro sistema di funzionamento, insieme sensoriale (propriocettivo e esterocettivo), emozionale, cognitivo e comportamentale, può espandersi se riusciamo ad allentare le maglie costrittive della matrice “genitoriale”, quel sistema difensivo psicofisico, strutturatosi nell’infanzia per rispondere all’ambiente sfavorevole, che continua a condizionare la nostra energia, basandosi fondamentalmente sugli stessi schemi psicosomatici, anche ora che non siamo più bambini e ci troviamo di fronte a un ambiente diverso.

Allentare le maglie della matrice e liberare la nostra energia, un passo dopo l’altro, quel che è possibile, è l’asse centrale del lavoro bioenergetico, che trasforma l’energia vitale potenziale, trattenuta in blocchi psicofisici e incapsulata in immagini mentali, in energia attuale attivabile.

Un lavoro che dovrà poter contare su una più piena riappropriazione di strumenti di base quali il respiro, il movimento, la sensibilità (intesa come capacità di sentire).

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Distrarsi un po'…kemon. Freddy Torta, 3.9.16

Sotto i nostri occhi e sotto il nostro naso accadono cose insieme nuove e vecchie.
Nonostante la crisi e in alcuni casi proprio a causa di essa, la propensione a distrarsi, cercando di non guardare troppo una realtà difficile, si mangia l'attenzione, la lucidità e la combattività di molti, se non dei più.
Particolarmente preoccupante questa tendenza quando si afferma tra i giovani che sono il motore del rinnovamento.
L'uso eccessivo dei vari social network, il dilagare dell'interazione online e in generale l'attrazione verso il virtuale, hanno sempre più spazio nel tempo libero (quando non anche in quello di lavoro).
L'ultimo boom in materia è Pokemon GO.  
Risparmio la descrizione e l’analisi di alcuni aspetti che delego ai link qui di seguito:
https://it.wikipedia.org/wiki/Pok%C3%A9mon_Go
https://www.forexinfo.it/Pokemon-Go-come-giocare
Faccio solo notare, per rendere l’imponenza del fenomeno, che secondo Wikipedia alcuni analisti hanno rilevato che Pokémon Go ha superato come numero di utenti attivi connessi in contemporanea i videogiochi Candy Crush Saga e Draw Something e come tempo di uso le applicazioni relative ai social network come Facebook, Twitter, Snapchat, Instagram.

Risulta inoltre probabile che l’adescamento promozionale, già in atto in alcuni esercizi commerciali che stanno facendo affari per avere avuto la fortuna di trovarsi vicini a qualche PokeStop, sia destinato ad espandersi in modo rilevante ad opera di grandi gruppi commerciali, producendo fenomeni di induzione ad acquisti in forma pressoché subliminale, soprattutto a carico degli utenti più ingenui.

https://www.ridble.com/pokestop-cosa-sono/

http://www.repubblica.it/tecnologia/2016/07/24/news/poke_mon_go_mania_diventa_business-144736719/

http://www.motorbox.com/auto/magazine/lifestyle-auto/pokemon-go-concessionario-toyota-vende-tre-auto

http://newsitaliane.it/2016/milano-il-museo-poldi-pezzoli-diventa-per-un-giorno-un-pokestop-turisti-a-caccia-di-pokemon-scoppia-la-polemica-71276

Qualcuno ipotizza poi che questo è solo un giochetto in confronto a scenari futuri, in cui non vedremo più individui muoversi come ipnotizzati dai propri smartphone, ma probabilmente li vedremo muoversi gesticolando e interagendo con l’aria, al seguito di input provenienti da occhiali, sensori e “protesi” varie…
Un bello spettacolo per tutti, sia per chi sarà di fronte con i propri occhi a questa realtà, che per chi sarà invece connesso con la realtà aumentata: c’è solo da augurarsi che il senso della realtà mantenga con piena padronanza le redini del cavallo alato della realtà virtuale, e questa diventi strumento della prima e non viceversa, magari con l’aiuto manipolativo di potenti “gruppi d’interesse” e con conseguenti induzioni subliminali pericolose per la sicurezza finanziaria ed estraniazioni che possano minacciare anche l’integrità fisica (già oggi del resto si contano numerosi casi di incidenti di caccia ai Pokemon con esito mortale).
 
Viene in mente quell'intuizione di Giorgio Gaber espressa nella canzone “La presa del potere” (da “Far finta di esser sani”) che ripeteva:
"…e l'Italia giocava alle carte e parlava di calcio nei bar
e l'Italia rideva e cantava...PSSS...PSSS...".
http://www.giorgiogaber.org/index.php?page=testi-veditesto&codTesto=62
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Operatori bioenergetici per un'ecologia psicosomatica. Freddy Torta, 8.5.16

Un autobus a Milano porta una scritta che invita ad acquistare i biglietti con una nuova applicazione tramite cellulare.
Comodamente.
La mente si accomoda ormai in questa direzione: non ci sono da fare troppi movimenti, tutto diventa più a portata di click, comodamente da casa nostra o da dove ci troviamo.
Siamo indotti a cercare sempre più soluzioni attraverso la Rete: fare operazioni in banca, acquistare libri, musica, biglietti d’ogni tipo e persino fare la spesa.
Naturalmente anche comunicare attraverso i social network.
L’elenco potrebbe continuare fino alla noia.
Fermiamoci qui, con un esempio dell’ultima frontiera, quella della ricerca ed organizzazione di incontri e eventi:
http://www.repubblica.it/tecnologia/social-network/2016/04/27/news/tinder_chat_gruppo-138576916/?refresh_ce
Un discorso particolare merita la realtà del “telelavoro”, che comprende anche lo “smart work” - chi vuole informazioni abbastanza rapide e stimolanti può leggere questi due articoli:
http://www.corriere.it/economia/16_gennaio_18/lavorare-casa-boom-smartwork-f4d17396-bdd0-11e5-b5c4-6241fae93341.shtml
http://nuvola.corriere.it/2014/03/09/il-caso-bmw-e-le-nuove-regole-dello-smart-working/
Due sono a mio parere le implicazioni che coinvolgono direttamente noi psicologi.
La prima riguarda il tic del click e la sindrome del multitasking.
La seconda il disequilibrio crescente della gente, tra corpo e mente (le rime sono volute, a provocare un’attenzione e un allarme).
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Senza una cultura del rispetto della diversità non ci sarà sicurezza nel nostro mondo. Freddy Torta, 24.7.16

Tutti siamo preoccupati per la nostra sicurezza e oggi più di ieri.
Qui mi occupo di un aspetto spesso tralasciato ma basilare.
La sicurezza si coniuga con il controllo che possiamo avere sul contesto in cui ci muoviamo e con la comunicazione che abbiamo con gli altri.
Tanto maggiore è l'ostilità che ci circonda, tanto più ci sentiamo e siamo insicuri.
In un contesto sociale in cui si afferma sempre più la mancanza di rispetto per il diverso, è inevitabile che l'ostilità cresca progressivamente.
È questo un meccanismo perverso dell'attuale situazione socioculturale, soprattutto in Europa: i “diversi” aumentano di numero e di varietà, con progressione quasi geometrica, e altrettanto succede, troppo spesso, al sospetto e all'intolleranza.
I vari tipi d’immigrazione, la varietà delle mode, la diversificazione degli stili di vita, la spettacolarizzazione narcisistica dell’io, contribuiscono a rendere questa contraddizione sempre più paradossale.
La mancanza di comunicazione e di rispetto frequentemente prevalgono: il pregiudizio e il disprezzo sono diffusi, e moltiplicati in molti casi dai mass media, fino a giungere al dileggio della religione altrui, cioè di uno degli elementi più delicati e fondamentali dell'identità di una persona, giustificando questo atteggiamento come libertà di pensiero.
In nome di una libertà intellettuale narcisistica si va a limitare e perdere progressivamente ben altra libertà!
Infatti la mancanza di rispetto, l'umiliazione e il disprezzo vanno ad alimentare l'ostilità in chi la subisce ed in certi casi anche l'odio, che è talvolta suscettibile di trasformarsi in follia.
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Una Grande Mamma? Freddy Torta, 17.1.16

Noi, che tra i pionieri della ricerca di sé attraverso l’analisi bioenergetica, abbiamo scelto di cimentarci con i cambiamenti di vita indotti dalla Rete, siamo in mezzo a due fuochi...
...il vecchio e il nuovo, il corpo e la mente, il reale e l’immaginato.
Tra Scilla e Cariddi ci tocca navigare, sempre nell’attenzione di non perdere il centro.
Certo ne avremo da pescare nel mare della comunicazione globale…
Ai compagni pionieri, che vogliono fermarsi a coltivare la terra che abbiamo conquistato, potremmo dire…restate pure lì, lungo la nostra sponda, ma non fate l’errore di giudicare senza provare…guardateci partire e rimanete aperti ad ascoltare…avremo cose inaudite da riportare…noi vecchi acrobati del mare…il mare della grande fame dello spirito umano, con tutto quello che ci abita dentro...tra il sublime e l’abietto…
Il mondo è partito già per questo viaggio…certamente nessuno lo potrà fermare...
Ma certo siamo noi che dovremo aiutare i più giovani a sapersi fermare…imparare a sentire le ragioni del corpo, le leggi della vita...che anche quelle nessuno le potrà cambiare...a meno che non cambi l’equilibrio tra l’intervento interno e l’intervento esterno...tra la mobilitazione ed ottimizzazione dell’energia psicosomatica e del potenziale umano e il ricorso massiccio ai miracoli della genetica e della scienza medica e farmaceutica.
Ai viaggiatori di oggi bisognerà gridare...”attenti a voi!”...”sappiatevi fermare a meditare”...”organizzate scialuppe di salvataggio della vostra energia”...”non perdete la bussola del corpo: respirare, muoversi e sentire”...
E non sarà di certo cosa facile, ve lo diciamo noi che siamo abituati a navigare tenendo sempre in cuore la patria benedetta del nostro io corporeo...che con fatica, conflitti e sacrifici abbiamo liberato dall’oppressione dei nostri antichi e indomiti invasori...
Non è per niente facile staccarci dalle sirene del nostro narcisismo...
...dall’illusione di parlare col mondo e di farci vedere ed apprezzare...e giocare e scherzare...di poterci arrabbiare e lamentare...confrontare e affidare...
...di poterci rivolgere ad una Grande Mamma...
Altro che Grande Fratello...si tratta di qualcosa di più grande...e molto più profondo...
Quest’oggi, per queste poche righe ho rinunciato, con sofferenza nascosta nel mio corpo e con soddisfazione della mente, a scendere sotto il sole del mio orto e a lavorare un’aiuola, per l’ormai non lontana primavera...

Mappa collegamenti

Il Mondo dentro al Monitor, qualche “riflessione del corpo”. Minou Galatello, aprile 2016

Qualche tempo fa ho vissuto un’esperienza che mi ha condotto ad alcune riflessioni aperte che desidero riportare in queste righe. E’ un tentativo per provare a tradurre alcuni disagi che più o meno silenziosamente potrebbero coesistere con il vivere immersi nel “nuovo mondo” della comunicazione digitale. Ho tentato di navigare nell’immensità del tema riportando l’esperienza nel dettaglio per circoscrivere l’argomento, trovare una modalità espressiva e radicarlo nel reale.
Uno sforzo teso principalmente a individuare alcune domande appropriate.
Un giorno sono uscita di casa dimenticando il telefono e non appena me ne sono accorta la primissima sensazione che ho provato è stata molto vicina ad uno stato di inquietudine. Solo successivamente ho potuto fare mente locale realizzando che non avevo appuntamenti telefonici, pertanto quella sensazione non aveva nessuna base reale, mentre si apriva la possibilità di accettarla e contenerla tramite semplici rassicurazioni cognitive come questa, evitandomi almeno nel frangente immediato la tortura della “ giostra dei perché”...
Al contrario man mano che procedevo con le consuete attività potevo percepire un maggior coinvolgimento, come se l’azione necessaria del momento, per quanto quotidiana e rutinaria, acquisisse più sapore riappropriandosi della sua naturale qualità corporea.
Quando sono rientrata a casa ho trovato una “chiamata persa” e la mia attenzione si è allora rivolta a quella definizione che mi è apparsa strana e che fino ad allora invece mi era sembrata “normale”: persa in che senso?
Un linguaggio culturale, entrato in uso ordinario, che forse in qualche modo sembra invitare noi utenti a vivere attaccati al cellulare altrimenti “ci perdiamo qualcosa”? Non saprei... Sapevo solo che in qualche modo quell’espressione stonava internamente con una dimensione vitale cosi piacevole.
Successivamente ricordo di essermi mossa in modo diverso dal solito, così mi sono seduta cercando una comodità, per poi attivarmi per lo scambio telefonico che nel frattempo acquistava gusto e intensità.
Alla fine mi sono ritrovata confusa, e nel medesimo tempo più presente e “attenta” rispetto alla consueta modalità con la quale facevo fronte al vortice del quotidiano.
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La mentalità del copia e incolla. Freddy Torta, 31.1.16

Sui social network, e non solo, dilaga il “copia e incolla”.
Non è una bella notizia.
Questa pratica comunicativa favorisce infatti la semplificazione e la generalizzazione.
Lo spot prevale sul tentativo di approfondimento e sull’analisi: tutto è più veloce e più superficiale.
Ci facciamo belli di frasi altrui, estrapolate dal contesto originario, spesso semplificate e non di rado senza citarne la fonte per intero.
I formati e lo stile dei social network inducono forma e contenuto a rimaneggiamenti fuorvianti.
Le generose risorse dei “database” della Rete offrono d’altra parte al “copia e incolla” una sponda sicura: non rischiamo in effetti quasi nulla, nutriti dalla nostra Grande Mamma.
Niente giudizi o rimproveri, niente errori o pericoli di non esser capiti: saremo stati certamente bravi, obbedienti e generosi verso i campioni della nostra Cultura omologata.
E allora “avanti tutta!” nell’arena di questa grande gara manierista...
Trionfa tra i “mi piace” un’abitudine che impoverisce la cultura di massa: la pubblicizzazione dei propri contenuti somiglia sempre più alla pubblicità, fatta con gli ingredienti certificati ed omogeneizzati, e sempre meno ad una riflessione originale, frutto di una ricerca personale.
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I tempi della rete e il tempo di camminare. Claudio Agosti, aprile 2016

Viviamo in un momento storico di alta velocità e realtà virtuali. Le connessioni e le relazioni sono a alta velocità, ma a volte mancano di intensità e profondità. Spesso ciò che viene messo in secondo piano è l’esperienza corporea che, per sua natura è lenta.
Senza voler assolutamente denigrare la velocità, credo ci sia il bisogno di affiancare alle attività quotidiane, momenti di pausa e di ritorno al corpo e alla lentezza.
Anche per questo, con alcuni amici incontrati in cammino, ho fondato WaBi: un’associazione che si occupa di organizzare percorsi di bioenergetica e cammino. Bioenergetica per ritornare al corpo, cammino per riappropriarci del nostro tempo, con la lentezza.
La bioenergetica è una pratica psicoterapeutica che utilizza, oltre alla parola, anche il corpo. Il concetto di base è che corpo e mente siano un’unità funzionale e che quindi ciò che avviene a un livello si rifletta sull’altro. Sono stati elaborati diversi esercizi corporei che contribuiscono a sciogliere tensioni muscolari, integrare emozioni e scaricare lo stress. Il lavoro bioenergetico, poi, si adatta bene ai gruppi e può essere utilizzato anche al di fuori del setting strettamente psicoterapeutico.
Il cammino è un’attività che, in quanto semplice e benefica, sta avendo sempre più larga diffusione. Camminando ci si sposta nel modo più lento e naturale possibile e questo permette di vivere pienamente tutti i punti di un percorsa da A a B che, muovendoci più velocemente, supereremmo senza poterci porre attenzione e respiro. Inoltre il camminare in gruppo, tanto per fare un esempio, insegna a rispettare l’altro e a andare nella stessa direzione, adeguando la propria velocità a quella altrui.
Unire bioenergetica e cammino permette di potenziare e ampliare i benefici di entrambe le attività e offre la possibilità di elaborare eventuali dinamiche interne al gruppo.
Riferimenti:   
WEB: www.wabi.guru                      
FB: www.facebook.com/WaBiexperience/
 

Il professionista dalle 5 stelline. Cristina Radif, aprile 2016

 E’ finita l’era in cui le recensioni in rete riguardavano soltanto ristoranti, servizi, oggetti di consumo, alberghi, libri e film. L’assegnazione di punteggi e commenti riguarderà sempre più le persone e di conseguenza le professioni.
La mia non è una premonizione, si chiama Peeple (fusione fra peep, sbirciare e people, gente) la nuova App nata negli Stati Uniti circa un anno fa che consente di recensire persone per ciò che riguarda l’aspetto professionale, personale e sentimentale.
Il panorama che si propone a chi getta uno sguardo su queste tecnologie fa pensare che non manca molto alla nascita di servizi anche in Italia che prevedano di lasciare recensioni su un professionista. Anche l’utilizzo del forum, che nel nostro paese è usuale già da tempo, sarà sempre più frequente nella scelta di uno specialista. E’ bene quindi che iniziamo ad abituarci.
Mi chiedo però quali possano essere gli effetti di questo trend su figure professionali come quelle dello psicologo e dello psicoterapeuta.
Sul forum si fa per iscritto ciò che prima si faceva in piazza, al bar o fra le mura di casa: due o più persone discutono su un paio di sci, un film, una macchiolina sulla pelle, il problema dell’immigrazione, le unioni civili ed anche la scelta di un professionista.
Quindi, anche di uno psicoterapeuta. Accade infatti che “ciccio79” raccomandi a “milena94”, che soffre di attacchi di panico, un professionista piuttosto che un altro. Tuttavia può capitare anche il contrario, e cioè che un professionista venga sconsigliato. Ma soprattutto, chi è ciccio79? Che competenze possiede per dispensare suggerimenti e magari sconsigliare un professionista?
Umberto Eco, durante il conferimento della laurea honoris causa a Torino nel 2015, affermava con tono sarcastico:
“I social media danno il diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere. Mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un premio Nobel”.
Senza giungere a conclusioni tutt’altro che moderate come quelle di Eco, credo che il forum non possa essere equiparato al vecchio passaparola. Sono giudizi soggettivi che rimangono scritti e perlopiù pubblici. E di cui spesso non si conosce la fonte.
Del terapeuta dunque si parla già oggi sui social forum, e si possono anche dare pubblicamente opinioni e valutazioni. E la “regola” che vige è: che lui lo voglia o no.
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Lo psicologo in vetrina. Freddy Torta, 29.2.16

Che cosa fanno gli psicologi nella vetrina di Facebook?
Osservando qua e là si vedono comportamenti diversi.
C’è chi si mette in mostra con le foto dei propri figli, della propria ultima vacanza, del bel piatto appena cucinato e di altre attività personali, e chi invece rigorosamente si attiene a citazioni di pensieri dei grandi maestri (più raramente dei propri) e a informazioni su iniziative proprie e altrui.
Aldilà della forma proviamo a fare qualche riflessione sulla sostanza.
Per maggiore sinteticità definirò genericamente “psicologo” anche lo psicoterapeuta e “cliente” anche il cosiddetto paziente (naturalmente intendendo entrambi i sessi).
Consideriamo dunque il caso in cui un cliente, abbia “l’amicizia” su Facebook da parte del proprio psicologo, o la possibilità di accesso alle sue pubblicazioni, direttamente o tramite qualche conoscente.
Mettiamoci nei suoi panni.
Che cosa accadrebbe se vedessimo delle foto in cui il nostro psicologo fosse con i figli o con il coniuge, in un atteggiamento che ci creasse un qualche disagio emozionale?
In una relazione in cui il transfert ha un ruolo così centrale, un vissuto del genere potrebbe irrompere in modi diversi, più o meno esplicitati, nella dinamica della terapia e diventare preminente, in forma conclamata o latente.
Ricordo il caso di quando nacque mio figlio e avevo in cura una psicoterapeuta di una quarantina d’anni.
Il lavoro procedeva spedito e la relazione tra noi sembrava salda e in una fase di affettività positiva da parte di lei, con caratteristiche simili a quelle di un “innamoramento” delicatamente seduttivo, come di una giovane figlia verso il padre.
Si trattava di una donna omosessuale.
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Individuo e social network: verso la dissociazione 2.0? Cristina Radif, dicembre 2015

Cosa pensano le persone di Facebook? E quanto lo usano, ma soprattutto in che modo? E a quale scopo?

Queste sono soltanto alcune delle domande che gravitano attorno ai social network dai tempi in cui Mark Zuckeberg ha iniziato a conquistarne l’universo raggiungendo con Facebook oltre l’1,4 miliardi di utenti, di ogni età, razza, genere, estrazione sociale e orientamento sessuale.

Tuttavia, cercare risposte esaurienti a queste domande significa addentrarsi in una disputa che ha tutta l’aria di assumere le sembianze di quella politica. Non per i contenuti, sia chiaro, ma per il tenore emotivo che questo argomento può suscitare: dall’indifferenza di chi ne ignora l’esistenza, al coinvolgimento smisurato di che nel social intravede più che una risorsa. E ancora, dalla quiete di chi osserva e non si esprime, alla rabbia di chi espone il suo dissenso.

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Le foto dei bambini nella Rete: narcisismo pericoloso. Freddy Torta, 29.11.15

Quante immagini di bambini restano imprigionate nella Rete per un gioco di adulti.
Siamo sicuri di avere il diritto di pubblicare su Facebook le foto dei nostri figli, senza averne il consenso o quando sono ancora troppo piccoli per potercelo dare?
Il gioco del mostrarsi è anche un gioco loro, ma nell’intimità: già molto spesso quando sono a scuola c'è in loro molta più riservatezza.
Sbattere in prima pagina su Facebook le loro foto è un gioco narcisistico di noi genitori, che può insediarsi, senza che noi nemmeno ci accorgiamo, nella loro tenera personalità. Le foto poi, molto spesso, sono fatte da noi e siamo sempre noi che le scegliamo: riflettono perloppiù i nostri gusti narcisistici e inconsapevolmente rafforzano, incoraggiano e inducono quei tratti e quei comportamenti che soddisfano noi, rischiando molto spesso una sostituzione a loro spese: quello che piace a noi prende il posto di quel che piace a loro, o potrebbe piacere.
Un plagio inconscio carico d'amore e per questo più solido nel proprio strutturarsi  nella mente  e nel cuore e perciò nel carattere, ancora così tenero nella fase dell'identificazione.
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Le foto dei bambini nella Rete: narcisismo bonario. Freddy Torta, 18.12.15

Siamo nel mondo delle immagini e con le immagini sempre di più comunichiamo: e questo probabilmente sarà in prospettiva ancor più vero per i nostri bambini. Quindi è una cosa piuttosto normale pubblicare su FB o su altri sociali network foto che riproducono le immagini che più ci rappresentano e tra queste ci sono in prima fila quelle dei nostri figli, soprattutto quando sono ancora piccoli e per noi è ancora molto viva quell' onda di entusiasmo di avere dato vita ad una nuova vita.

Certo è un vissuto ed un comportamento piuttosto narcisistico, ma cosa c'è di male se siamo consapevoli e attenti a non varcare i limiti del buon senso e del buon gusto?

Il buon gusto ci dice che non sarà carino piastrellare le pagine di FB e i monitor delle persone che ci leggono di foto quotidiane che facciano la cronaca delle nostre giornate come se fosse storia da consegnare ai posteri...
E il buon senso d'altronde ci aiuterà a capire, dialogando con i nostri bambini, se a loro faccia bene o faccia male vedere pubblicate le scene della vita familiare sulla bacheca FB dei loro genitori e diventare materia di apprezzamento e di divertimento coi loro amici del cuore.
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Arte, Rete, Post Human. Nadia Lenarduzzi, ottobre 2015

L’Arte ci accompagna e segna da sempre aspetti cruciali della nostra vita con lungimiranza. Dà voce al pensiero dominante ma anche spazio a ciò che non si può dire, che dai margini affiora…
L’arte oggi non ha un punto fermo, anzi per usare le parole di Salvatore Genovese, attento testimone dell’arte contemporanea, va avanti e indietro: è in una posizione nomade, la cui etimologia rimanda al camminare ma anche allo sbagliare.
Ecco il primo rimando alla rete. Muovendoci con il nostro mouse ci spostiamo e siamo sospinti a farlo, in territori vasti e sconfinati, come nomadi.
Uno dei fenomeni artistici che si addentra in alcuni aspetti della vita attuale è stato il POST HUMAN.
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La colonna sonora emozionale. Freddy Torta, 18.7.15

E’ la colonna sonora emozionale, che fa la differenza: senza, non è vita vissuta, ma schemi ripetuti e reattivi di difese infantili.
Per questo, molto spesso e purtroppo per molti, la vita è piatta noia, ravvivata soltanto dal possedere oggetti o ruoli, che non bastano mai, perchè compensazioni di bisogni più grandi e più profondi, perduti nell'infanzia.
Come fare a spiegare l'emozione di quella sensazione del corpo e della mente che si ha unicamente per il sentirsi vivi in mezzo alla bellezza che vive intorno a noi?
Ci vuole uno strumento assai sensibile, tarato per raccogliere segnali elementari sottili e insieme intensi: un corpo ritornato allo stadio infantile, per quello che è possibile.
E' la gioia del corpo che si appaga della pulsazione della vita.
Certo che questa pulsazione dovrà fare i conti anche con il dolore, la rabbia, la paura ed altri sentimenti, adiacenti a questi principali, che fanno parte della nostra vita.
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Multitasking: realtà aumentata? Freddy Torta, 17,7,15.

Il multitasking ci illude di poter aumentare la capacità d’intervento sulla nostra realtà, ma spesso avviene qualcosa che tende al contrario.
Ad esempio nelle riunioni si perde il linguaggio del corpo degli interlocutori (per non parlar del nostro), dati fondamentali per comprendere e governare l'interazione.
Certo questo accade anche quando prendiamo appunti in merito alla riunione stessa ed è essenziale infatti imparare ad usare consapevolmente un movimento pendolare tra l’osservazione di chi sta parlando e il nostro supporto digitale o cartaceo.
In generale poi l'abitudine di praticare altre attività con lo smartphone, quando ci si muove a piedi o in auto, riduce le nostre facoltà di controllare la realtà.
Gli esempi potrebbero essere molteplici, ma il concetto di fondo è chiaro e implica una riflessione anche sulla cosiddetta realtà aumentata.
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Il corpo nella rete: una prospettiva bioenergetica. Giuseppe Cappelletti e Freddy Torta, 20.4.15

Il corpo nella rete, un gioco di parole: il corpo nel web o/e il corpo irretito?
In realtà in gioco è il corpo: la staticità da monitor, la postura corrotta dal monitoraggio continuo dello smartphone, il multitasking ormai strutturale, la rapidità come standard abituale (e l’elenco potrebbe continuare) costringono il corpo in schemi comportamentali limitanti il movimento, il respiro e il sentire, fondamenta della vitalità umana.
E il corpo siamo noi...
Anche la vita emozionale ne risulta condizionata, sempre più ancorata ad immagini e a relazioni intrise di elementi virtuali vissuti nei social network, e in modo particolare per quel che riguarda i giovani.
Il cyberspazio d’altra parte pullula d’informazioni, scambi e relazioni: occasioni e opzioni sconosciute fino a poco tempo fa e anche oggi per molti.
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Andreas Lubitz: il Narcisismo dominante non vede i propri diavoli. Freddy Torta, 11.4.15

L’umanità rischia di ritrovarsi imprigionata nella rete delle sue costruzioni virtuali.
Il narcisismo dominante privilegia la privacy del singolo rispetto alla sua sicurezza e a quella della comunità?
La sicurezza dei dati “sensibili” vale più della sicurezza della vita umana?
Barricato nella cabina di pilotaggio, il 24 marzo del 2015, Andreas Lubitz impostò il pilota automatico su discesa rapida, poi per tre, quattro volte di seguito modificò i parametri per aumentare la folle picchiata contro la montagna.
Il copilota dell'Airbus A-320 di Germanwings si uccise facendo strage dei suoi passeggeri. 
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Il corpo in gioco. FT, Grounding N. 2 2012, F. Angeli

con la collaborazione di Attilio Gardino, autore dei paragrafi 5, 6, 7 e 8 della sezione 2 Grounding, N. 2 2012, Franco Angeli

 

1 - IL CORPO GIOCATO

 

Il corpo giocato: un’espressione sibillina.
Riflette più cose.
Nell’attuale cultura occidentale il corpo è sempre più protagonista.
Con il ruolo più che altro di primattore gonfiato, di motore truccato.
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Corpo e psicoterapia corporea nel Villaggio Globale. Christoph Helferich, Grounding N. 1 2013, F. Angeli Editore

Abstract
La realtà del Villaggio Globale incide profondamente sulla psicoterapia corporea, mettendo in discussione tràditi concetti-base come “natura”, “corpo” o “identità personale”. La relazione indaga su questi cambiamenti, soffermandosi su tre punti:
a) i concetti di “corpo” e “natura” nei padri fondatori della psicoterapia corporea;
b) la messa in discussione di questi concetti attraverso gli sviluppi della tecnologia avanzata e della comunicazione virtuale;
c) il compito della psicoterapia corporea oggi: sensibilizzare al valore di una “natura” esterna e interna, ovvero corporea, non più scontata, ma oggetto di scelte e di stili di vita.
Keywords
psicoterapia corporea, villaggio globale, natura, scelta

 

Corpo e psicoterapia corporea nel Villaggio Globalestrong>

 

Interrogarsi sulle tendenze dominanti del nostro presente e avanzare delle ipotesi sui loro possibili sviluppi nel futuro, comporta quasi inevitabilmente un senso di inquietudine, se non di disagio: nessuno sa dove il viaggio conduce. Sappiamo solo che siamo partiti e che viaggiamo sempre più velocemente, come se girassimo nel grande Maelström, il vortice inarrestabile nell'omonimo racconto di Edgar Allan Poe. Non a caso, uno degli attuali approcci sociologici più perspicaci si chiama proprio Teoria della velocizzazione; il suo assunto di base è che nella modernità “praticamente non esiste nessuna sfera della vita o della società, che non fosse colpita o trasformata dal dettato della velocizzazione” (Rosa, 2012, p. 285).
Questo processo di velocizzazione richiede all'individuo un grande sforzo di integrazione, per mantenere il passo con il proprio tempo e per affrontare quel vago senso di alienazione che facilmente s'insinua nel nostro vissuto del mondo. Con questa affermazione tocchiamo già alcune questioni inerenti il ruolo della psicoterapia nel Villaggio Globale, e in particolare la sua controversa valutazione che di esso si dà muovendo da un'ottica psicoterapeutica.
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  • Telelavoro: pro fessi one mulo? 6.3.16
  • Lo specchio in vetrina. FT, 15.2.16
  • L'arricchimento. FT, 19.12.15
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  • L'integrazione. 19.11.15
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  • L'incantesimo virtuale. FT, 9.8.15
  • L'apparenza inganna. FT, 19.7.15
  • La rete delle compensazioni. FT, 17.7.15
  • L'orizzonte del multitasking. FT, 3.7.15
  • Con tutto il corpo. FT, 27.6.15
  • Acrobazie con la rete. FT, 26.6.15
  • L’invasione dei copincolla. FT, 26.6.15
  • Un dubbio sulla Rete. FT, 21.6.15
  • Che storia è? FT, 18.6.15
  • Imparare dalla rete. FT, 9.6.15
  • Il grido nella rete. FT, 9,6,15
  • I mattinieri. FT, 1.6.15
  • La condivisione. FT, 30.5.15
  • La rete dentro di noi. FT, 30.5.15
  • La trasparenza. F.T, 23.5.15
  • Immaginate il profumo!. FT, 19.5.15
  • Basta poco. FT, 16,5,15

Articoli

  • Etica e dimensione deontologica nella professione psicoterapeutica: “il contratto sessuale”e “l’interazione sessuale” nel setting terapeutico. FT 22.3.25
  • Distorsioni percettive in psicoterapia. Freddy Torta (con aiuto AI). 24.1.25
  • La copertura ideale - dialogo immaginario con Attilio Gardino, sull'immaginazione della realtà. FT, 2.2.24
  • Io e lo Specchio (da Analisti allo specchio, ritratti da Armando Rotoletti). FT, 7.12.23
  • L’importanza dell’analisi personale nella formazione dello psicoterapeuta. FT , 22.9.23
  • Bioenergetica e contatto con la realtà. Freddy Torta, 13.12.21
  • Elogio del rispetto. Freddy Torta, 30.8.21
  • La pentola viscerale. Freddy Torta,15.5.21
  • L'onda del "ritorno". Freddy Torta, 2.5.21
  • Psicoterapia bioenergetica on line – Riflessioni. Freddy Torta, 31.7.20
  • Elogio della paura. Freddy Torta, 15.11.20
  • "Andrà tutto bene" se...Freddy Torta, 8.11.20
  • Scaricare il sovraccarico emozionale. Freddy Torta, 15.4.20
  • SMARTBODYWORKING. Freddy Torta, 27.3.20
  • Giovani e coronavirus. Freddy Torta, 20.3.20
  • Sogni e corpo - Appunti per il lavoro sui sogni in psicoterapia. Freddy Torta, 25.2.20
  • Le sberle del Pontefice. Freddy Torta, 4.1.20
  • Per noi amici di Greta: la gioia di sentirsi vivi è uno dei cardini per salvare il pianeta. Freddy Torta, 1.1.20
  • Riappropriarsi di sè: riflessioni per una pratica. Freddy Torta, 15.11.19
  • Le flat news. Freddy Torta, 6.8.18
  • Fake news di ieri e fake news di oggi. Freddy Torta, 4.8.18
  • L'organizzazione del QUI E ORA. Freddy Torta, 27.12.17
  • Abuso e violenza sessuale contro le donne. Freddy Torta, 25.11.17
  • La matrice del mistero: dobbiamo ri-entrare per ri-uscire. Freddy Torta, 23.9.17
  • Il mistero siamo noi. Freddy Torta, 2.9.17
  • Distrarsi un po'…kemon. Freddy Torta, 3.9.16
  • Senza una cultura del rispetto della diversità non ci sarà sicurezza nel nostro mondo. Freddy Torta, 24.7.16
  • Operatori bioenergetici per un'ecologia psicosomatica. Freddy Torta, 8.5.16
  • I tempi della rete e il tempo di camminare. Claudio Agosti, aprile 2016
  • Il Mondo dentro al Monitor, qualche “riflessione del corpo”. Minou Galatello, aprile 2016
  • Il professionista dalle 5 stelline. Cristina Radif, aprile 2016
  • Lo psicologo in vetrina. Freddy Torta, 29.2.16
  • La mentalità del copia e incolla. Freddy Torta, 31.1.16
  • Una Grande Mamma? Freddy Torta, 17.1.16
  • Individuo e social network: verso la dissociazione 2.0? Cristina Radif, dicembre 2015
  • Le foto dei bambini nella Rete: narcisismo bonario. Freddy Torta, 18.12.15
  • Le foto dei bambini nella Rete: narcisismo pericoloso. Freddy Torta, 29.11.15
  • Arte, Rete, Post Human. Nadia Lenarduzzi, ottobre 2015
  • La colonna sonora emozionale. Freddy Torta, 18.7.15
  • Multitasking: realtà aumentata? Freddy Torta, 17,7,15.
  • Corpo e psicoterapia corporea nel Villaggio Globale. Christoph Helferich, Grounding N. 1 2013, F. Angeli Editore
  • Il corpo nella rete: una prospettiva bioenergetica. Giuseppe Cappelletti e Freddy Torta, 20.4.15
  • Andreas Lubitz: il Narcisismo dominante non vede i propri diavoli. Freddy Torta, 11.4.15
  • Il corpo in gioco. FT, Grounding N. 2 2012, F. Angeli

Psicologi nella rete

  • Strabinarcisismo su Facebook. Freddy Torta, 27.3.17
  • I post "civetta" su Facebook, Freddy Torta, 7.3.17
  • Imparare a usare Facebook: riflessioni sui post con citazioni. Freddy Torta, 11.2.17
  • SI o NO? Gli psicologi nella Rete della politica, Freddy Torta, 10.11.16
  • Lo psicologo in vetrina. Freddy Torta, 29.2.16
  • PERCHE' UNA SEZIONE DEL BLOG DEDICATA AGLI PSICOLOGI NELLA RETE. Freddy Torta, febbraio 2016
  • Il transfert in rete. Cristina Radif, aprile 2016
  • Dall’emozione alla cognizione. Nadia Lenarduzzi, aprile 2016
  • Gli psicoterapeuti guardano i loro pazienti in vetrina? Giuseppe Cappelletti, aprile 2016

Fumetti

  • 11-Il corpo nella Rete
  • 10-Democrazia narcisistica
  • 9-Siamo un po' gasati?
  • 8-Pensare
  • 7-Troppo...
  • 6-Orti Bionergetici
  • 5-Tic Tac
  • 4-Termometri
  • 3-Credenze & Dispense
  • 2-Credere & Vedere
  • 1-Filone & Papocchio

Contributi

  • Un blog in cui ciascuno possa esprimere il proprio punto di vista...ma in connessione. Antonella Motta, 4.6.15
  • Uno sforzo di fantasia. Giuseppe Cappelletti, 3.6.15
  • Presi nella rete. Claudio Agosti, 28.5.15
  • La rete. Anna Mandelli 28.5.15

Segnalazioni

  • Come contribuire alla creazione di un salutare ambiente digitale, Francesca Scarano‎, 23.11.16
  • Fare i conti col digitale. Considerazioni su difficoltà e possibilità, Gloria Volpato‎, 17.11.16
  • Nomofobia: l’intollerabile paura di essere scollegati dallo smartphone, Gloria Volpato, 18.11.16
  • La conformattazione degli orizzonti. FT, 25.8.15
  • Nicholas Carr. The shallows. What the Internet is doing to our brains. segnalazione da Nadia Lenarduzzi, 19.6.15
  • Homo digitalis, una segnalazione di Gianna Ruzzon, 18.6.15
  • Fermando Savater piccola bussola etica per il mondo che viene, Editori Laterza 2014. Giuseppe Cappelletti, 7.6.15
  • Un'ottima fonte per orientarsi: Rete padrona, Federico Rampini. F.T. 6.6.15
  • il BLOG ufficiale della Società Italiana di Analisi Bioenergetica è accessibile all'indirizzo http://siabonline.wix.com/blog.
  • il corpo in gioco e il gioco in corpo: il lavoro con i giovani. F.T. 5.6.15
  • Corpo e psicoterapia corporea nel Villaggio Globale, Grounding N. 1 2013, F. Angeli Editore: un'analisi di Christoph Helferich. Freddy Torta, 1.6.15
  • "Il corpo virtuale" di Antonio Caronia. Miriam Petruzzelli, 24.5.15
  • Lei (Her). Miriam Petruzelli, 24.5.15
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