Distorsioni percettive in psicoterapia. Freddy Torta (con aiuto AI). 24.1.25
(percorso di lettura rapido in grasseto-corsivo 12 minuti)
Percezione
“Quando guardiamo un'altra persona, possiamo vederne i movimenti e gli effetti dei movimenti sulla persona e l'ambiente, ma non possiamo vederne le percezioni.” (1)
Sembra scontato, ma con questo dobbiamo fare i conti…
Il terapeuta potrà osservare il paziente ma non potrà percepirne le percezioni.
Questo può servirci da monito per una relazione improntata all’umiltà “scientifica”:
lo psicoterapeuta può solo limitarsi modestamente alla facilitazione del percorso del paziente nella direzione dell’osservazione e riorganizzazione delle proprie percezioni di sé e del mondo.
La percezione inoltre è sempre influenzata da fattori soggettivi, da schemi mentali ed emozionali strutturati in seguito ad esperienze passate.
In psicoterapia, questo significa che i terapeuti, come i pazienti, potrebbero non essere consapevoli di come le loro percezioni possano essere distorte in quanto influenzate da questi schemi.
La percezione è in effetti un processo attivo di organizzazione ed interpretazione delle sensazioni:
il cervello elabora le informazioni sensoriali e le integra con le esperienze passate, dando un significato soggettivo agli stimoli.
Distorsioni percettive
Le distorsioni percettive non riguardano tanto la percezione sensoriale diretta, ma il processo di interpretazione degli stimoli percepiti.
Sono fenomeni comuni nella vita quotidiana e possono influenzare profondamente la nostra interazione con gli altri.
Le distorsioni percettive sono trappole cognitive che possono contribuire a disturbi psicologici.
In psicoterapia identificare e correggere le distorsioni percettive è un passo fondamentale per aiutare i pazienti a sviluppare una visione più realistica del mondo.
Le psicoterapie moderne trattano le distorsioni percettive con un lavoro che mira a modificare o regolare la percezione, cercando di identificare come i pensieri disfunzionali automatici possono alterare la percezione di sé e degli altri.
Tipi di distorsioni percettive
Esistono diverse categorie di distorsioni percettive, queste alcune delle più comuni:
-selettività percettiva (vedere l’albero e non la foresta): si verifica quando ci concentriamo su alcuni aspetti di un’esperienza e ne ignoriamo altri.
In pratica, tendiamo a selezionare solo o soprattutto una parte delle informazioni sensoriali che riceviamo e a ignorare o minimizzare altre parti.
-selezione negativa: si verifica quando ci concentriamo su un solo aspetto negativo di una situazione, ignorando tutti gli altri aspetti positivi.
È una forma di focalizzazione su un dettaglio eccessivamente negativo che dà un'idea distorta dell'intero evento.
Esempio: Una persona che è molto ansiosa potrebbe concentrarsi esclusivamente su segnali che suggeriscono pericolo o minaccia, ignorando altri segnali rassicuranti.
-generalizzazione: proiettare un'esperienza limitata su una realtà più ampia, senza tener conto delle differenze o delle sfumature.
Esempio: Se una persona avesse una discussione conflittuale con un collega, potrebbe generalizzare questa esperienza e pensare che tutti i suoi colleghi siano ostili.
-massimizzazione e minimizzazione: gonfiare o ridurre eccessivamente l'importanza di certi eventi, in modo che il loro impatto emotivo o cognitivo venga esagerato o ridotto a dismisura.
Ad esempio, una persona può pensare che un errore rovinerà la sua reputazione.
Al contrario, una persona può sminuire una propria conquista, pensando che "non sia stato un grande risultato" anche se ha ottenuto un successo significativo.
-pensiero dicotomico (tutto o niente): implica la percezione degli eventi come assoluti, senza considerare le sfumature o le zone grigie.
In questo caso, le cose sono viste solo come “tutto” o “niente”, “buone” o “cattive”.
Esempio: Un paziente con depressione potrebbe pensare: “Se non ottengo il lavoro che voglio, la mia vita è un fallimento totale.”
-lettura del pensiero: si assume che gli altri stiano pensando qualcosa che noi sappiamo già senza avere prove concrete: questo può portare a una percezione distorta delle intenzioni altrui.
Funziona spesso in senso negativo: si assume che gli altri stiano pensando qualcosa di negativo o di giudicante nei nostri confronti.
-Metodo oppositivo: si contrappongono cose che possono coesistere, con modalità avversativa invece che coordinativa (uso del “o…o” al posto di “e … anche”).
-Etichettamento: si attribuisce un'etichetta globale a sé stessi o agli altri in base a un singolo comportamento. Esempio: se una persona commettesse un errore in un progetto, potrebbe etichettarsi come “fallito” o “inefficiente”.
Percezione ed emozioni
La percezione e le emozioni sono due processi psicologici strettamente interconnessi.
La percezione si riferisce al modo in cui raccogliamo e interpretiamo le informazioni provenienti dal nostro ambiente attraverso i sensi, mentre le emozioni sono risposte psicofisiche che emergono come reazioni a determinati stimoli.
Sebbene distinti questi due processi si influenzano reciprocamente.
Quando siamo attivati emozionalmente, il nostro cervello tende a focalizzarsi su determinati stimoli che sono in linea con il nostro stato emotivo, a discapito di altre informazioni.
Le emozioni orientano la nostra attenzione e selezione degli stimoli.
Quando siamo felici, possiamo notare e attribuire significato agli aspetti positivi della realtà, ignorando quelli negativi.
Al contrario, se siamo tristi o ansiosi, potremmo concentrarci su segnali minacciosi o negativi, enfatizzando gli aspetti del mondo che confermano i nostri timori e preoccupazioni.
La valenza emotiva di un’esperienza (positiva o negativa) può alterare la percezione degli stimoli associati: gli eventi emotivamente significativi vengono percepiti in modo più vivido e memorabile rispetto agli eventi neutri.
Gli umani sono esseri irrazionali che giustificano in modo razionale le proprie scelte:
“esseri emotivi che pensano, e non il contrario”, come scrive efficacemente Antonio Damasio nel suo libro L’errore di Cartesio.
La percezione in psicoterapia
In psicoterapia, lavorare con la percezione significa aiutare il paziente a esplorare e, se necessario, modificare il modo in cui interpreta sé stesso, gli altri e gli eventi esterni.
Le distorsioni percettive, conseguenti a esperienze di vita e meccanismi difensivi sono spesso al centro di molti disturbi psicologici: la percezione diventa una sorta di "filtro" che contribuisce alla costruzione di una realtà soggettiva disfunzionale.
Uno degli aspetti centrali è la comprensione di come la percezione del paziente sia influenzata da filtri personali, emotivi e cognitivi.
Un aspetto fondamentale della percezione in psicoterapia riguarda la percezione di sé.
Il modo in cui una persona percepisce sé stessa ha un impatto diretto sulla sua autostima, sulle sue relazioni interpersonali e sul suo benessere psicologico.
Nel trattamento psicoterapeutico, uno degli obiettivi principali è quello di aiutare il paziente a riconoscere le distorsioni e a ristrutturare la propria autopercezione.
La percezione degli altri è un altro campo in cui si manifestano distorsioni e fraintendimenti.
La percezione delle intenzioni degli altri e la costruzione delle relazioni dipendono da come vengono letti il linguaggio del corpo, le espressioni facciali, la prossemica, il tono della voce,
il comportamento verbale e gli altri segnali sociali.
Comprendere come il paziente percepisce gli altri, aiutandolo a rivedere le sue convinzioni e interpretazioni, è essenziale per aiutarlo a migliorare la comunicazione interpersonale e la gestione delle emozioni nelle relazioni.
In psicoterapia, lavorare sulla percezione implica riconoscere e modificare le distorsioni che spesso limitano il funzionamento del paziente, aiutandolo a vedere il mondo in modo più funzionale.
L'approccio dipende dal modello teorico seguito, ma ci sono alcuni principi comuni.