Il multitasking ci illude di poter aumentare la capacità d’intervento sulla nostra realtà, ma spesso avviene qualcosa che tende al contrario.
Ad esempio nelle riunioni si perde il linguaggio del corpo degli interlocutori (per non parlar del nostro), dati fondamentali per comprendere e governare l'interazione.
Certo questo accade anche quando prendiamo appunti in merito alla riunione stessa ed è essenziale infatti imparare ad usare consapevolmente un movimento pendolare tra l’osservazione di chi sta parlando e il nostro supporto digitale o cartaceo.
In generale poi l'abitudine di praticare altre attività con lo smartphone, quando ci si muove a piedi o in auto, riduce le nostre facoltà di controllare la realtà.
Gli esempi potrebbero essere molteplici, ma il concetto di fondo è chiaro e implica una riflessione anche sulla cosiddetta realtà aumentata.
 
Per “realtà aumentata” (in inglese augmented reality, abbreviato AR), o realtà mediata dall'elaboratore, si intende l'arricchimento della percezione sensoriale umana mediante informazioni, in genere manipolate e convogliate elettronicamente, che non sarebbero percepibili con i cinque sensi (Wikipedia).
Se la percezione sensoriale viene convogliata preferibilmente sulla “realtà mediata dall’elaboratore”, a scapito della ricettività diretta del mondo esterno da parte dei nostri cinque sensi, si appannano e spesso si perdono dati essenziali che nutrono poi il cosiddetto sesto senso, estremamente attivo ed essenziale nelle scelte della vita, molto più di quanto a volte non crediamo.
Lo stesso dicasi per le nostre facoltà propriocettive, già piuttosto in sordina a causa della nostra poca abitudine culturale a valorizzarle: esse sono essenziali per percepire il cosiddetto stato d’animo, che più propriamente sarebbe la nostra condizione psicosomatica, ed aver consapevolezza e miglior capacità di governo nell’interazione con gli altri.
Non è per nulla scontato dunque che la realtà sia sempre davvero “aumentata” nè che il multitasking ci attrezzi maggiormente per le nostre funzioni.
Sembra per esempio a rischio quella facoltà intuitiva di “fiutare” l’altro non solo perché abbiamo perso l’olfatto animale che ci faceva percepire l’odore emozionale dell’altro, ma anche perchè sempre di più spostiamo l’occhio altrove e sempre di meno guardiamo l’interlocutore e il mondo esterno.
Oltretutto pare anche dimostrato che il multitasking sia nocivo alla salute:   https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1689311011297323&id=100006553201848&refid=17&_ft_=top_level_post_id.1689311011297323&__tn__=%2Asdi
Sul piano pratico sembra opportuno che i facilitatori di relazioni e di processi interpersonali si occupino di approntare sistemi formativi e terapeutici che aiutino gli individui (in particolare i giovanissimi) ad andare controcorrente in questo processo di perversione sensoriale e di atrofizzazione propriocettiva.
In tal senso apparentemente facili ed utili in chiave preventiva potrebbero essere giornate di astinenza da smartphone e supporti informatici con focalizzazione sui processi sensoriali, attraverso l’espressione corporea e l’animazione e la dinamica di gruppo.
 

 

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