È la paura a farla da padrona nell’attuale sconquasso esistenziale.

Appare chiaro come il nostro mondo si discosti parecchio dagli orizzonti ben apparecchiati per il nuovo Millennio.

Si dimena in ognuno l’incertezza.

Il nostro io animale quando va bene sente la paura, quando va male la vive in modo inconscio.

La paura è un mostro a mille teste…

Paura del virus…paura del vaccino…paura di tutte le paure adiacenti e precedenti. Paure del presente…paure del futuro…paure del passato…

Una babilonia…

La Paura Padrona domina e organizza, seppur confusamente, tutti quei sentimenti viscerali e strutturali ai quali bene o male siamo abituati, ma che si muovono oggi all’impazzata bombardati da input straordinari.

È un impazzimento globale che si aggira, da più di un anno e mezzo, tra le schiere di umani attoniti e spesso non pienamente consapevoli.

Per quanto sia stato immane e per lo più proficuo lo sforzo razionale, scientifico ed organizzativo per far fronte all’imprevisto e improvviso sconvolgimento dell’intero sistema socioculturale, si sono creati crepe e crepacci, a livello viscerale-irrazionale, spesso poco visibili ma comunque angoscianti e non di rado terrificanti.

Come spesso succede le angosce viscerali profonde e in parte inconsapevoli si spostano a livello mentale “consapevole” e fanno ressa nel Mondo delle Idee, rivestendosi di abiti ideologici e spirituali.

Ci troviamo continuamente di fronte a tematiche cognitive: dilemmi, confronti, conflitti su temi oppositivi.

Vaccino sì vaccino no…greenpass si greenpass no…obblighi sì obblighi no…

Temi che in origine non sono temi, ma vissuti e andrebbero trattati come si trattano i vissuti: in primo luogo con Rispetto.

Purtroppo però “divisività e oppositività“ fanno parte del tessuto connettivo della nostra cultura e inquinano il nostro interagire sociale (soprattutto “social”).

I nostri occhi hanno visto cose che noi umani non avremmo dovuto vedere all’alba del terzo millennio…eppur non sembra paga la baldoria egoica…

E con quanta inconsapevolezza e ingenuità! -diremmo noi psicologi…

 

Sì…ma noi?

Noi psicologi siamo fuori dalla giostra viscerale?

Nella grande vetrina social è possibile incontrare purtroppo non di rado pubblicazioni di post, in confezione apparentemente cognitivo professionale, che girano su una malcelata piattaforma viscerale…

Fazioni di “psicologi social” etichettano i “diversi”… dimenticando di essere “maestri” della gestione costruttiva delle diversità e dei conflitti…

Evitiamo di citare gli esempi per pudore e dignità proprio-professionale…del resto gli esempi non sono pochi ma neppure sono troppi e siamo quindi ancora nella fase in cui conviene non farne un gran tam tam.

E poi anche noi psicologi meritiamo Rispetto per i nostri scivoloni viscerali e in primo luogo da parte dei nostri simili.

C’è tanta paura anche tra noi… inutile negarlo…pericoloso non vederlo.

È terribile anche per noi psicologi ritrovarsi ad affrontare l’Impotenza dopo tanti anni di lavoro per ri-costituire il nostro potenziale umano…

 

E tra noi che lavoriamo nel campo della “psicoterapia corporea“ alcuni sembrano soffrire di uno sgomento particolare.

"Abbiamo messo tanto impegno per liberare il corpo dalle sovrastrutture compressive, cresciute sotto il giogo di abitudini culturali inveterate, per “ripulirne” l’energia e rafforzarne la vitalità e le difese naturali

Un lungo e costante lavoro che ora deve essere corredato di un intervento immunizzante esterno a causa dell’emergenza sanitaria...

Un’emergenza gestita da un Sistema che ancora privilegia il corpo come immagine, che non lo aiuta a respirare, a muoversi naturalmente, a sentire; che lo nutre prevalentemente di cibo ridondante e spesso tossico e che, per il ripristino della funzionalità adattiva, fa leva più sulla farmacia che sulla prevenzione e cura della qualità dell’energia."

Queste alcune delle loro considerazioni, in cui sembrano confondersi scienza e coscienza.

Paura e contrarietà cavalcano le praterie viscerali…e non tutti ritornano presto al proprio centro…

Al proprio centro si ritorna con un esame articolato della realtà interna ed esterna, quell’esperienza da cui nasce il concetto che Alexander Lowen definisce grounding.

Ma qui si divaricano le nostre strade perché siamo diversi: isole orgogliose in un mare agitato di comunicazioni sovrabbondanti nel quale è doveroso navigare con la bussola del Rispetto.

La stessa che siamo abituati ad usare con i nostri clienti.

Qui però non siamo nel setting terapeutico e il potere è distribuito diversamente.

Dove sono i nostri punti cardinali?

La stella polare di noi psicologi resta ben visibile: facilitare gli utenti nel riconoscere i propri moti viscerali inconsci, per interagire con la realtà consapevolmente.

Ugualmente dobbiamo essere capaci di fare con noi stessi, riconoscendo e governando la nostra parte viscerale e prima di tutto, in questo momento storico, le nostre paure, in modo da non perdere l’orientamento nel nostro setting terapeutico e nel sociale (social compresi...).

Ci sono infatti le norme ufficiali da coniugare con l’organizzazione del nostro lavoro e delle nostre attività societarie e sociali.

Mi astengo in questo articolo dall’argomentare quelle che sono le mie posizioni in merito, perché preferisco porre un forte accento sul metodo basato sul Rispetto.

Mi limito a ringraziare vivamente le schiere di lavoratori della scienza e della tecnica, della sanità e delle organizzazioni pubbliche e private, che sono riusciti a fornire i vaccini e gli amministratori a tutti i livelli che ne stanno assicurando la distribuzione.