La vita ridotta

Viviamo ridotti... tendenzialmente unidirezionati.
La cultura dominante, attraverso la famiglia, la scuola e l’organizzazione sociale del lavoro e del tempo “libero“, ci indirizza verso una vita che tende a trascurare proprietà fondamentali dell’essere umano.
Quali?

   Una mappa generale delle proprietà a rischio

- Il piacere di sentirsi vivi.

- Il riconoscimento della propria unicità personale.

- L’espressione autentica di sé e l'autoregolazione. 

 - L’amicizia con se stessi e con il proprio mondo emozionale.

- La valorizzazione delle cose elementari.

- La gioia della connessione con la rete dei propri affetti.

 

   Ri-costruire la propria mappa personale
Ri-appropriarsi significa raccogliere proprietà che non utilizziamo.
Innanzitutto bisogna ri-conoscerle.
Come ri-costruire una mappa?
Dove andare a ri-cercare?
Ognuno può trovare i suoi input particolari dalla propria vita.
Esistono comunque delle direzioni e degli strumenti comuni.

   La direzione dell’attrazione

L’attrazione per gli altri che va dall’ammirazione all’invidia, è un ottimo indicatore di proprietà che abbiamo lasciato incolte e che vediamo nell’altro (spesso proiettando un nostro film che rende in parte immaginaria la relazione).
Questo si ritrova costantemente nella relazione d’amore.
È frequente vedere coppie in cui ognuno si sente attratto, di solito inconsciamente, da proprietà dell’altro che non ha coltivato in sè. Questo il più delle volte crea situazioni di parassitismo emozionale, con dinamiche contorte e tossiche.
Per fortuna ci sono anche casi in cui si raccoglie lo stimolo dall‘altro e, per una sorta di emulazione “coniugale”, si fanno crescere le proprie risorse.

Facciamo un esempio.
Uno dei due tende alla passività nella comunicazione stando perlopiù piuttosto in silenzio, mentre l’altro tende all’espressione anche invadente.
D’altro canto il primo sa ascoltare mentre il secondo non molto.
È possibile in una dinamica relazionale di questo tipo che ognuno individui nell’altro una propria risorsa non utilizzata sufficientemente ( “dovrei imparare a fare come lei/lui”)
Il più delle volte naturalmente l’individuazione della “direzione “ e l’emulazione non sono sufficienti per la ri-appropriazione.
Sono necessari gli strumenti per procedere.

Lo strumento del ricordare con emozione

Quali strumenti ci possono aiutare?
Torniamo al nostro esempio.
Se uno sta zitto e ascolta, probabilmente ha imparato a farlo nell’infanzia quando, nella posizione in cui si trovava in famiglia, questa era la modalità più agibile e utile.
La ripetizione di questo schema ha portato a una sua strutturazione caratteriale.
Per riacquistare la parte trascurata, in questo esempio quella dell’espressione “aggressiva” di sé, bisogna ritornare indietro.
Ricordare è uno strumento fondamentale.
Quanto più il ricordare è corroborato dalla “colonna sonora emozionale” dei vari vissuti, tanto più risulta efficace.
Le tecniche per ricordare con emozione sono varie: è preferibile comunque che venga coinvolto anche il movimento del corpo, che è la sede viscerale dell’emozione e che quindi smuove e può fare riaffiorare il materiale con cui ri-costruire.

Ricordare con emozione è parzialmente rivivere e ri-appropriarsi di parti di sé rimaste sopite.

La direzione del corpo
Il corpo ci offre varie direzioni di ricerca nel senso della ri-appropriazione.
Una gran parte delle potenzialità del nostro corpo sono sottoutilizzate.

- Anzitutto la pienezza dei cinque sensi, sempre più schiacciati dalla dominanza delle immagini, perlopiù d’importazione, con sacrificio dello sviluppo del cosiddetto sesto senso, che si basa sulla pienezza dei cinque sensi e che può offrire una mappa multidimensionale dell’ambiente interno ed esterno. I bambini nella prima infanzia ci potrebbero fare da maestri per il recupero dei cinque sensi...


- Come pure per la ri-creazione della vibrazione originaria del corpo che può dare la gioia tonificante del sentirsi vivi.
Un piacere primario che rischia l’atrofizzazione a causa della tendenziale dittatura della cultura e della pratica del Virtuale. E' vero che parallelamente si sta affermando un “movimento culturale” adiacente, di ri-valorizzazione del corpo, che tende a lavorare sul recupero della distensione, del rilassamento, della propriocezione e in generale del benessere fisico e dell’attenzione alla salute. Sembra essere un movimento in ascesa e senza dubbio evolutivo.

Quello che è più difficile incontrare è un approccio che valorizzi la ri-appropriazione della gioia del corpo, quella vibrazione energetica vivificante che anima l’organismo "in stato di grazia “. Ciò sembra dovuto al fatto che, essendo questa modalità in contatto col versante emozionale/viscerale, viene avvertita come inquietante.

Per l’equilibrio del nostro ecosistema individuale e planetario la riappropriazione di questo piacere vibrante e vivificante del corpo è fondamentale, in quanto può temperare il consumismo ecodistruttivo offrendo altre più naturali soddisfazioni.


- Re-imparare a percepire e accogliere l’onda delle sensazioni viscerali è un’altra potenzialità preziosa di cui ri-appropriarsi, che può condurre come già detto a correnti emozionali legate ai ricordi.

Esiste inoltre un tipo di sensazione viscerale più grezza e “magmatica” che è preziosamente rivitalizzante: si tratta del movimento e della percezione di correnti sensoriali/emozionali che non mostrano il ricordo del vissuto e neppure una chiara definizione dell’emozione. Si possono descrivere come onde viscerali “sensazionali”, nel doppio senso della parola, cioè fatte di sensazioni e di sorpresa, qualcosa che non è chiara emozione ma è più della semplice sensazione. Quando l’individuo è pronto ad accoglierle e a volerle sentire invece che rifuggirle, si può avere una basilare ri-appropriazione di apertura psicofisica: si crea cioè una base nuova per la propriocezione, la consapevolezza e l’espressione di sé.

   Lo strumento del “lavoro corporeo”

Il corpo offre anche strumenti per andare nella direzione di queste riappropriazioni.

La cultura contemporanea è ricca di tecniche ed approcci diversi, occidentali e orientali.

In questo ampio panorama si distingue il lavoro corporeo proposto dall’Analisi Bioenergetica di Alexander Lowen, in quanto offre un metodo basato non sull’addestramento a una disciplina preordinata, ma sull’aiuto alla crescita della consapevolezza della propria specifica struttura psicofisica e sulla ri-appropriazione delle proprie energie vitali limitate dai blocchi strutturati nella propria vita.

Le parole chiave, che in verità sono pratiche fattive, sono: respiro, movimento e sentire.

La prospettiva è quella del recupero dei vissuti emozionali negati e chiusi nella zona d’insensibilità corporea, dove la vita striscia sacrificata per la paura del passato: una ri-appropriazione del proprio passato emozionale che liberi l’energia vitale bloccata.

 

 

     Il linguaggio del corpo 

Il linguaggio del corpo si esprime a un livello esteriore e a uno interiore: in entrambi i casi racconta qualcosa della storia della persona.

Il racconto in ogni caso procede con andamenti differenti da quelli che vengono dalla modalità verbale ed è naturalmente meno intellegibile.

Inoltre il materiale che viene dall’interno è accessibile propriocettivamente ed è di più difficile  interpretazione rispetto a quello dei gesti, dei movimenti e delle posture.

La riappropriazione della capacità di leggere il racconto del corpo è di grande aiuto per la consapevolezza di sé e perciò per la vita.

La capacità animale di captare anche visceralmente il linguaggio del corpo è una “competenza” che l’organismo umano può essere in grado di recuperare più pienamente e utilizzare più consapevolmente.