Quante immagini di bambini restano imprigionate nella Rete per un gioco di adulti.
Siamo sicuri di avere il diritto di pubblicare su Facebook le foto dei nostri figli, senza averne il consenso o quando sono ancora troppo piccoli per potercelo dare?
Il gioco del mostrarsi è anche un gioco loro, ma nell’intimità: già molto spesso quando sono a scuola c'è in loro molta più riservatezza.
Sbattere in prima pagina su Facebook le loro foto è un gioco narcisistico di noi genitori, che può insediarsi, senza che noi nemmeno ci accorgiamo, nella loro tenera personalità. Le foto poi, molto spesso, sono fatte da noi e siamo sempre noi che le scegliamo: riflettono perloppiù i nostri gusti narcisistici e inconsapevolmente rafforzano, incoraggiano e inducono quei tratti e quei comportamenti che soddisfano noi, rischiando molto spesso una sostituzione a loro spese: quello che piace a noi prende il posto di quel che piace a loro, o potrebbe piacere.
Un plagio inconscio carico d'amore e per questo più solido nel proprio strutturarsi  nella mente  e nel cuore e perciò nel carattere, ancora così tenero nella fase dell'identificazione.
Naturalmente non è soltanto sui social network che avviene questa celebrazione del nostro bambino ideale, già nella vita reale di tutti i giorni la possiamo trovare: certo la Rete è un moltiplicatore, con le sue immagini pubbliche...
Per cui conviene astenerci dalla soddisfazione di vedere brillare i nostri piccoli figli nello specchio fatato: lasciamo all'immagine di noi stessi la rappresentazione dello spettacolo del nostro io bisognoso di attenzioni...
E anche in questo esercizio, del quale abbiamo legittimo diritto, teniamo conto sempre dell'esempio che diamo loro.
Oltre naturalmente dello schema che diamo a noi, con la compensazione immaginaria, che spesso ricerchiamo in luogo del sapore della vita...

PS. E non sottovalutiamo neppure il rischio della mercificazione woyeristica 

http://checkblacklist.altervista.org/mamma-non-mettermi-su-facebook/

 

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